Covid, più grave con eventi cardiaci acuti

Associazione negativa fra la condizione e la gravità della malattia

I pazienti colpiti da eventi cardiaci acuti nel corso di un'infezione da Covid-19 finiscono per sperimentare più spesso di altri una forma grave della malattia. Lo dimostra uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology da un team dei Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta guidato da Rebecca Woodruff, che spiega: «Circa un adulto su 10 ha subito un evento cardiaco acuto, tra cui attacchi di cuore e insufficienza cardiaca acuta, mentre era ricoverato in ospedale con COVID-19».
I ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche di 8.460 adulti ricoverati in ospedale con infezione da Sars-CoV-2 da gennaio a novembre 2021. Nell'11,4% dei casi, i soggetti hanno accusato un evento cardiaco acuto durante il ricovero. La prevalenza era più alta tra le persone con malattia cardiaca di base (23,4%) rispetto a quelle senza (6,2%).
Gli eventi più diffusi sono risultati la cardiopatia ischemica acuta (5,5%) e l'insufficienza cardiaca acuta (5,4%). Lo 0,3% dei soggetti ha mostrato miocardite o pericardite acuta.
I dati mostrano che i pazienti con uno o più eventi cardiaci acuti avevano un rischio maggiore di ricovero in terapia intensiva e morte ospedaliera rispetto a chi non presentava le stesse condizioni. Nelle analisi multivariate, il rischio di andare incontro a insufficienza cardiaca acuta era significativamente maggiore tra gli uomini e tra le persone con una storia di insufficienza cardiaca congestizia, fibrillazione atriale o ipertensione. Tra i pazienti che hanno presentato uno o più eventi cardiaci acuti, il 39,2% ha richiesto una degenza in terapia intensiva per un tempo mediano di 5 giorni, circa il 22,4% ha richiesto ventilazione meccanica invasiva o ossigenazione extracorporea a membrana, e il 21,1% è deceduto durante il ricovero.
«Le persone a maggior rischio di sperimentare eventi cardiaci acuti durante i ricoveri associati a COVID-19 potrebbero beneficiare di una valutazione clinica e di un monitoraggio più intensivi durante il ricovero», concludono gli autori.

Fonte: JACC 2023. Doi: 10.1016/j.jacc.2022.11.044
JACC

01/03/2023 18:01:00 Andrea Sperelli


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