Uno studio di fase 3 mostra l'efficacia del farmaco nirsevimab per il trattamento dei neonati colpiti da virus respiratorio sinciziale (RSV). Nirsevimab è un anticorpo monoclonale, ovvero una proteina concepita per riconoscere una struttura specifica (denominata antigene) e legarvisi. Nirsevimab si lega a una proteina chiamata "proteina F" sulla superficie del RSV. Una volta legato a questa proteina, il virus non riesce a penetrare nelle cellule dell'organismo, in particolare in quelle dei polmoni, contribuendo a prevenire l'infezione.
Stando ai dati dello studio Harmonie, l'anticorpo ha ridotto dell'83% il rischio di ospedalizzazione dei neonati con meno di 12 mesi. Il farmaco mostra anche altri vantaggi: una riduzione del 75,5% delle ospedalizzazioni per infezioni gravi che richiedono l'uso di ossigeno e una riduzione del 58% delle ospedalizzazioni dovute a infezioni delle vie respiratorie inferiori dovute a qualsiasi altra causa, non solo al RSV.
Lo studio è stato condotto su oltre 8.000 neonati in 250 strutture di Francia, Germania e Regno Unito. Il primo autore dello studio - il dott. Simon Drysdale dell'Ospedale universitario St. George del NHS Foundation Trust - sostiene che i dati ottenuti rappresentino un importante beneficio per la salute pubblica. Nirsevimab è il primo anticorpo monoclonale anti-RSV raccomandato da EMA e autorizzato all'immissione in commercio dalla Commissione Europea come forma di protezione dall'RSV in singola somministrazione per tutti i neonati e bambini, sia nati a termine che pretermine, sani o con specifiche condizioni di salute.
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