Oltre al riposo e a bere molti liquidi, con l'influenza sarebbe bene ridurre il dosaggio o addirittura sospendere l'assunzione di alcuni farmaci antipertensivi come i diuretici.
«In presenza di sintomi intestinali, come vomito e diarrea, ma anche in caso di febbre elevata, si tende a perdere liquidi. Perciò continuare ad assumere un diuretico o un antipertensivo può favorire un'ulteriore disidratazione e un abbassamento della pressione arteriosa che può influire sulla capacità dei reni di filtrare in maniera adeguata i prodotti di scarto del nostro metabolismo presenti nel sangue. Per poter funzionare bene, infatti, i reni hanno bisogno di una buona pressione sanguigna: se questa si abbassa troppo si rischia di indurre un danno», segnala Giuseppe Castellano, direttore dell'Unità di Nefrologia, dialisi e trapianti di rene dell'Irccs Fondazione Policlinico di Milano e professore associato all'Università degli Studi di Milano.
«Un esempio è quello che gli anglosassoni chiamano “triple whammy” (triplo colpo) caratterizzato dalla combinazione di ace-inibitori o sartani, diuretici e farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), assunti per contrastare dolori o sintomi da raffreddamenti. Tutti questi farmaci assunti insieme aumentano il rischio di insufficienza renale acuta: gli ace-inibitori/sartani riducono la pressione nell'arteriola afferente, i diuretici diminuiscono il volume plasmatico e i Fans provocano vasocostrizione, riducendo il flusso renale. Questi effetti combinati possono compromettere in modo importante la funzione renale e risultano particolarmente pericolosi nei pazienti fragili e disidratati».
Con la febbre e altri sintomi gastrointestinali l'assunzione di antipertensivi e antinfiammatori si associa a un maggior rischio di disidratazione e di svenimento. Questo perché la pressione si abbassa di colpo, la vista si annebbia e si perde l'equilibrio.
«Il risultato è che il paziente si spaventa e va in Pronto Soccorso. Per evitarlo, il consiglio è quello di misurare la pressione ai primi segni di malessere e se questa è bassa sentire il medico, valutando insieme a lui la riduzione del dosaggio o addirittura la sospensione dei farmaci antipertensivi, ma solo per alcuni giorni», suggerisce Castellano.
Attenzione va posta poi alle glifozine, farmaci potenti per la protezione del rene che inibiscono il riassorbimento del glucosio e sodio a livello renale e consentono la loro eliminazione per via urinaria, abbassando anche la glicemia.
«Le glifozine sono utilizzate nel trattamento della malattia renale cronica nel paziente diabetico e non diabetico spiega Castellano . Anche questi farmaci favoriscono una perdita di liquidi e sali minerali, per cui se si è a rischio di disidratazione potrebbe avere senso sospenderli per qualche giorno, sempre chiedendo al medico».
«Anche se si parla spesso di influenza intestinale, in genere disturbi come vomito e diarrea sono legati soprattutto a infezioni da enterovirus (tra cui rotavirus, norovirus e adenovirus) più che al virus influenzale», puntualizza Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'Università degli Studi di Milano. «I principali campanelli d'allarme dell'influenza in realtà, soprattutto negli adulti, sono febbre oltre i 38 gradi, almeno un sintomo respiratorio, come tosse e naso che cola, e almeno un sintomo generale, come occhi arrossati e dolori muscolari e articolari. In presenza di queste manifestazioni è bene consultare il proprio medico di fiducia e per anziani e pazienti fragili si raccomanda di eseguire subito un tampone così da escludere la presenza del Covid. Per scongiurare complicazioni, è importante mantenere una buona idratazione e non ostinarsi a ridurre a tutti i costi la febbre: la temperatura che si alza è il segnale di un'iniziale risposta di difesa dell'organismo contro le aggressioni».
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
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