Praticare sport in maniera regolare aiuta a conservare una buona funzione cerebrale. A dirlo è uno studio pubblicato sul Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry da un team dello University College di Londra.
«L'attività fisica è stata associata in modo modesto a minori rischi di demenza, declino cognitivo e perdita dell'acuità mentale in età avanzata. Ma non è noto se i tempi, la frequenza o il mantenimento dell'attività fisica nel tempo libero nel corso della vita possano essere fattori importanti», afferma Sarah-Naomi James, autrice principale del lavoro.
I ricercatori hanno analizzato la forza delle associazioni tra una serie di test cognitivi all'età di 69 anni e l'attività fisica nel tempo libero all'età di 36, 43, 53, 60-64 e 69 anni in 1.417 persone, classificandole come inattive, moderatamente attive (attività fisica 1-4 volte/mese), o molto attive (5 o più volte/mese). Le cinque valutazioni sono state sommate per creare un punteggio totale.
Il livello della funzione cognitiva è stato valutato attraverso l'ACE-111 convalidato, che verifica una serie di parametri fondamentali, fra cui memoria, fluidità verbale, linguaggio, attenzione e orientamento. Dai dati è emerso che essere fisicamente attivi era associato a prestazioni cognitive, di memoria verbale e di velocità di elaborazione migliori all'età di 69 anni.
L'effetto era visibile in tutte le età considerate, il che suggerisce che essere fisicamente attivi in qualsiasi momento dell'età adulta è collegato a una cognizione superiore.
L'associazione più evidente era però osservabile in chi faceva un'attività fisica cumulativa sostenuta. «Insieme, questi risultati suggeriscono che l'inizio e il mantenimento dell'attività fisica durante l'età adulta possono essere più importanti dei tempi o della frequenza dell'attività fisica in un periodo specifico», concludono gli autori.
Anche uno studio apparso su Alzheimer's & Dementia evidenzia l'effetto positivo prodotto dall'esercizio fisico, che aumenterebbe i livelli di alcune proteine in grado di rafforzare la comunicazione fra cellule cerebrali. Un maggior numero di sinapsi si tradurrebbe in un fattore di resistenza alla demenza.
«Diversi studi clinici in cui è stato incluso un esercizio fisico moderato come terapia hanno mostrato un effetto positivo sia sulla cognizione che sullo spessore corticale», afferma Kaitlin Casaletto della University of California di San Francisco, prima autrice dello studio.
I ricercatori hanno preso in esame i dati di 404 soggetti, poi deceduti, la cui attività fisica è stata monitorata per una media di 3,5 anni prima della morte.
Dopo la morte i ricercatori hanno raccolto campioni da 12 aree cerebrali essenziali per le capacità cognitive e psicomotorie, prendendo in esame 8 proteine sinaptiche ed effettuando una valutazione istopatologica completa.
I dati mostrano che a un più alto livello di attività fisica corrispondeva un miglioramento quantitativo e funzionale di tutte le proteine sinaptiche analizzate, soprattutto nelle regioni legate al controllo motorio come il nucleo caudato e il putamen.
Il nesso tra esercizio fisico e densità sinaptica è risultato indipendente sia dal carico neuropatologico riscontrato nelle stesse aree cerebrali sia dalla presenza di patologie che interessavano le capacità motorie.
L'aspetto negativo è la volatilità dell'effetto benefico: i partecipanti che hanno mantenuto un'elevata attività fisica negli anni precedenti, ma che hanno poi interrotto l'esercizio negli ultimi 2 anni, mostravano densità sinaptiche simili a quelle osservate nei soggetti che non avevano mai fatto esercizio fisico.
Come dire che lo sport fa bene solo se fatto in maniera regolare.
Fonte: Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry 2023. Doi: 10.1136/jnnp-2022-329955
Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry
Alzheimer's & Dementia
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