Uno studio inglese svela un nesso negativo tra fumo e acne. Secondo quanto scoperto dai ricercatori della Harrogate District Foundation Trust, il fumo avrebbe l'effetto di peggiorare i danni prodotti alla pelle dall'acne.
Lo studio ha analizzato 992 persone colpite da una grave forma di acne, seguendoli per 8 anni. I ricercatori hanno utilizzato come parametro le cicatrici dell'acne, le macchie e i buchi a forma di cratere derivanti dalla patologia. Anche se i fumatori non sono risultati più a rischio degli altri, l'abitudine è comunque associata a danni più evidenti a carico dell'epidermide.
"La correlazione osservata tra fumo e gravità delle cicatrici - ha detto Raman Bhutan, autore dello studio - suggerisce che il fumo può aumentare la gravità delle cicatrici in una persona con l'acne".
Anche una ricerca condotta da dermatologi dell'Istituto San Gallicano in collaborazione col Dessau Medical Center della Germania sostiene la necessità di astenersi dal fumo per chi soffre di acne.
La ricerca ha coinvolto 226 donne affette da acne di età compresa tra i 25 e i 50 anni, che sono state esaminate nell'arco di otto mesi allo scopo di stabilire l'età di insorgenza della malattia e di classificare il numero, il tipo e la distribuzione delle lesioni. L'analisi dei risultati ottenuti ha confermato l'esistenza nelle donne adulte di un tipo di acne non infiammatoria, caratterizzata da molte lesioni comedogene diffuse uniformemente su tutto il viso, che gli stessi ricercatori hanno definito Acne Comedogena Post Adolescenziale (CPAA). Questo tipo di acne è stata riscontrata nell'85% delle pazienti esaminate, il che sovverte le convinzioni attuali basate sui dati presenti in letteratura che rappresentano l'acne nelle donne adulte come caratterizzata da lesioni infiammatorie, papulopustolari, confinate alla parte inferiore del volto e al collo.
Già in uno studio, pubblicato nel 2007 sul British Journal of Dermatology, i ricercatori del San Gallicano avevano osservato mille donne nella fascia di età 25-50 anni e definirono per la prima volta la CPAA, che risultava essere non solo la forma di acne più diffusa nel campione ma era presente con una prevalenza decisamente maggiore tra le fumatrici, che costituivano comunque la maggioranza delle donne acneiche.
I risultati pubblicati ora, spiega il dr Bruno Capitanio, “non solo confermano i dati precedenti, dimostrando che la CPAA è la forma più frequente di acne nelle donne adulte, ma associano in maniera evidente questa forma clinica al consumo di sigarette. Infatti, non solo le fumatrici rappresentano il 66% del nostro campione, ma ben il 71,4% delle donne affette da CPAA fuma abitualmente, il che suggerisce una correlazione diretta tra sigarette ed acne non infiammatoriaâ€. Inoltre, si è voluto distinguere tra le donne affette da acne comparsa nell'adolescenza e quelle che l'hanno contratta dopo i 25 anni. Nel primo gruppo le fumatrici rappresentano il 65%, mentre la percentuale sale all'83,3% nelle donne che ha sviluppato l'acne in età adulta. Ciò potrebbe indicare che il fumo abbia un ruolo di induzione dell'acne ad esordio tardivo.
La dott.ssa Jo Linda Sinagra aggiunge: “gli effetti ipercheratinizzanti del fumo di sigaretta sono noti da tempo e uniti alle proprietà vaso-costrittive e anti-infiammatorie della nicotina potrebbero spiegare la natura delle lesioni caratteristiche della CPAAâ€.
Il Prof. Di Carlo, Direttore Scientifico dell'Istituto San Gallicano, conclude: “il riconoscimento dell'importante ruolo svolto dal fumo sull'induzione e sul peggioramento dell'acne potrebbe contribuire ad un'informazione corretta sugli effetti del fumo sulla pelle e fornire un ulteriore supporto alle campagne di informazione anti-tabagismo, in particolare tra gli adolescenti, per i quali la motivazione estetica gioca un ruolo fondamentaleâ€.
Il dott. Capitanio e la dott.ssa Sinagra fanno parte dello staff dell'ambulatorio di Dermatologia Pediatrica e sono stati affiancati in questa ricerca dal dott. Mauro Picardo, Direttore del Laboratorio di Fisiopatologia cutanea, e dal Prof. Christos Zouboulis del Dassau Medical Center, in Germania.
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