I segni nel cervello dei traumi infantili

Studio analizza l'eredità lasciata dallo tsunami del 2004

Uno studio di ricercatori dell'Università di Essex ha analizzato gli effetti a lungo termine del trauma vissuto dai bambini indonesiani che sopravvissero al terribile tsunami del dicembre del 2004.
Lo studio diretto da Rebecca Ireton rientra nell'ambito di un filone di ricerca in corso da una decina d'anni, l'IMAGEN Consortium Study, che dal 2010 sta esaminando le condizioni di quasi 2.000 giovani sani dall'età di 14 anni, verificando ogni 3 anni la situazione del loro cervello con una risonanza magnetica alla ricerca di eventuali sintomi psichici e predisposizioni genetiche.
Grazie alla risonanza magnetica funzionale, i ricercatori inglesi hanno dimostrato che all'origine dei disturbi psichici di chi ha subito traumi infantili - ad esempio maltrattamenti in famiglia, bullismo, perdita dei genitori o anche essere sopravvissuti a un incidente stradale o a un grave evento naturale come un terremoto o uno tsunami appunto - ci siano precise alterazioni strutturali e funzionali cerebrali indotte dal trauma in aree come l'insula posteriore, il nucleo lenticolare del putamen, il claustro, l'ippocampo, il talamo, il cingolo posteriore, l'amigdala, tutte strutture che fanno parte del cosiddetto sistema limbico, l'agglomerato di neuroni a forma di ferro di cavallo aperto verso il basso che si trova proprio al centro del cervello.
La principale funzione è di integrare memoria a medio e lungo termine ed emozioni, umore e autocoscienza, correlandoli anche agli imput del sistema nervoso vegetativo automatico e di quello endocrino. Le alterazioni limbiche colpiscono soprattutto la cosiddetta DMN, acronimo di Default Mode Network, la rete nervosa diffusa che viene attivata in stato di meditazione e se siamo sovrappensiero o prima di addormentarci, quando la mente vaga liberamente.
Ad essere coinvolte sono anche le funzioni esecutive, quelle che attiviamo per portare a termine i compiti che ci prefiggiamo. Non viene compromesso invece il salience network, la cui alterazione predispone alla depressione e all'ansia.
I ricercatori hanno verificato anche le conseguenze di un trauma ormai molto comune fra i giovani, il bullismo o cyberbullismo. È così emerso da una parte la presenza di precise alterazioni nelle vittime, ma anche alterazioni a carico dei bulli, che mostrano aree mesolimbiche più grandi della media.
L'aspetto più preoccupante è che nei traumatizzati risulta ridotta l'empatia, ovvero la capacità di immedesimarsi nei sentimenti e nei dolori altrui. Si tratta di un punto di partenza per cercare di capire come intervenire in maniera precoce e appropriata.

07/01/2025 12:00:00 Andrea Sperelli


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