Una sostanza ricavata da una pianta psichedelica africana potrebbe risolvere il problema delle dipendenze in molti pazienti. A dimostrarlo è uno studio pubblicato su Cell da un team della University of California diretto da Isha Singh, che spiega il meccanismo d'azione dell'ibogaina, la sostanza utilizzata per produrre i due nuovi farmaci: «Il trasportatore della serotonina (SERT) rimuove la serotonina sinaptica ed è il bersaglio dei farmaci antidepressivi come la fluoxetina. Il SERT può avere tre conformazioni: aperta verso l'esterno, chiusa e aperta verso l'interno. Tutti gli inibitori noti prendono di mira lo stato aperto verso l'esterno tranne l'ibogaina, una sostanza presente nelle radici di una pianta chiamata iboga, che proviene dall'Africa centrale. L'ibogaina ha effetti antidepressivi e contro l'astinenza da sostanze, e stabilizza la conformazione di apertura verso l'interno. Sfortunatamente, la cardiotossicità di tale composto limita le possibilità di studiarlo e utilizzarlo», prosegue l'esperta.
I ricercatori hanno allora analizzato oltre 200 milioni di molecole alla ricerca di quelle che agissero in maniera analoga all'ibogaina, identificando così due potenti inibitori che hanno stabilizzato uno stato chiuso verso l'esterno del SERT senza gli effetti collaterali del composto originario.
Su modello murino, i composti hanno mostrato attività ansiolitica e antidepressiva, con potenza fino a 200 volte maggiore della fluoxetina (Prozac) e uno di essi si è rivelato in grado di invertire gli effetti di astinenza da morfina.
«L'effetto di questi farmaci è potente e selettivo, e non ha ripercussioni su un gruppo di centinaia di altri recettori e trasportatori. Con questo tipo di potenza, speriamo di avere una finestra terapeutica migliore senza effetti collaterali. Ridurre la dose di quasi 200 volte potrebbe fare una grande differenza per i pazienti», concludono gli autori.
Fonte: Cell 2023. Doi: 10.1016/S1470-2045(23)00112-2
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