Le nuove linee guida dell'American Gastroenterological Association (AGA) certificano l'efficacia del trapianto di microbiota intestinale (IMT) nella prevenzione delle recidive di infezione da Clostridium difficile. La tecnica è indicata anche nei pazienti con infezione grave o fulminante che non rispondono ai normali trattamenti antibiotici, ma non è ancora raccomandata per altre patologie gastrointestinali.
La prima autrice del documento è Anne Perry, docente dell'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, che spiega: «La disbiosi intestinale, una diminuzione della biodiversità dei microrganismi commensali con riduzione dei microbi benefici e crescita eccessiva di patogeni, si associa a molte malattie digestive, sistemiche e immuno-correlate».
Il trapianto non solo migliora la disbiosi che svolge un ruolo fondamentale nella patogenesi delle infezioni da Clostridium difficile, ma è efficace anche nella gestione delle infezioni recidivanti.
La disbiosi svolge un ruolo nel morbo di Crohn, nella colite ulcerosa, nella pouchite e nella sindrome da intestino irritabile, ma in questi casi non c'è ancora certezza riguardo all'uso appropriato dell'IMT.
Nelle linee guida appaiono 7 raccomandazioni:
1) Negli adulti immunocompetenti con infezione ricorrente da C. difficile il panel di esperti suggerisce l'uso di terapie basate sul microbiota fecale dopo il completamento della terapia antibiotica standard per prevenire le recidive.
2) Negli adulti immunocompromessi in modo lieve o moderato con infezione ricorrente da C. difficile, si consiglia di usare l'IMT, mentre negli adulti gravemente immunocompromessi, gli esperti suggeriscono di non usare l'IMT in prevenzione delle recidive di infezione da C. difficile.
3) Negli adulti ospedalizzati con infezione da C. difficile grave o fulminante che non risponde agli antibiotici standard di cura, il panel di esperti consiglia l'uso selettivo dell'IMT.
Nelle altre 4 raccomandazioni, gli scienziati americani invitano a non usare l'IMT come trattamento delle malattie infiammatorie intestinali o della sindrome dell'intestino irritabile, tranne che nel contesto di studi clinici.
Fonte: AGA
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
293513 volte