Scoperto un importante legame, finora ipotizzato, tra la sclerosi multipla e la debolezza ossea. Negli ultimi studi, infatti, si è confermata una maggior incidenza di fratture, specie agli arti inferiori, rispetto a soggetti di pari età.
Questo fatto non è legato solo al maggior rischio di caduta, secondario alle problematiche neurologiche, ma anche a una netta riduzione della massa ossea, una osteoporosi vera e propria.
«Ciò pare dipendere dalla riduzione sostanziale - dichiara il Dott. Carlo Cisari, Incoming President di SIRN e Direttore S.C. Medicina Fisica e Riabilitativa dell'AOU “Maggiore della Carità” di Novara - dell'attività fisica, dalla ridotta concentrazione nel sangue di vitamina D e, molto probabilmente, anche da fattori neuroinfiammatori che inducono un aumento della degradazione dell'osso. Ne consegue la necessità di prendere in considerazione il rischio osteoporosi in tutti i pazienti con sclerosi multipla, anche se giovani e in discrete condizioni neurologiche e di impostare idoneo trattamento se del caso».
Sono circa 2,5 milioni di persone in tutto il mondo a soffrire di sclerosi multipla, delle quali circa 600 mila in Europa. In Italia, in particolare, si contano 180 casi ogni 100 mila abitanti, per un totale di 108mila casi. La malattia esordisce prevalentemente nei giovani adulti (20-40 anni) nei quali rappresenta, dopo i traumi cranio-spinali da incidenti stradali, la malattia neurologica invalidante più frequente.
«Negli ultimi anni - aggiunge la Dottoressa Maria Grazia Grasso, Direttore Neuroriabilitazione 5 presso la Fondazione Santa Lucia di Roma - è possibile anticipare notevolmente la diagnosi e aumentare così l'aspettativa di vita dei pazienti, ma diversi studi hanno anche evidenziato un aumento della prevalenza della malattia negli ultimi 20 anni. Difficile dire cosa avverrà in futuro perché al momento non è possibile intervenire sulla causa della malattia stessa, non ancora chiaramente identificata».
Da quanto detto prima i rischi di contrarre la malattia possono essere legati a particolari aspetti ambientali e genetici, per esempio il Nord Europa ha una prevalenza di malattia più alta rispetto al Sud Europa e le persone di colore hanno una minor frequenza di malattia rispetto ai caucasici.
«L'equilibrio - conclude la Dottoressa Maria Grazia Grasso - è una funzione, molto spesso colpita dalla malattia, che può comportare difficoltà nella deambulazione e nella stazione eretta. Tende ad essere un sintomo che progredisce con il progredire della malattia e viene considerato tra i più disabilitanti, perché purtroppo i trattamenti farmacologici e riabilitativi a nostra disposizione non hanno evidenza di efficacia».
C'è un altro importante dato da sottolineare, recentemente balzato agli occhi degli studiosi. «Per quanto riguarda la vitamina D - spiega il Dott. Carlo Cisari - si è constatata una sua carenza nei pazienti con sclerosi multipla, per cui è sempre necessario dosarla e correggere farmacologicamente la sua carenza. La vitamina D, agli studi attuali, non deve essere somministrata come vera e propria cura della SM».
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