Da un nuovo studio pubblicato su Jama Oncology emerge l'efficacia di un nuovo trattamento per la dermatite da radioterapia. L'assunzione di una combinazione di farmaci antibatterici gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione dei danni cutanei indotti dal trattamento radioterapico, diminuendo le possibilità di un'infezione da Stafilococco aureo.
In passato si pensava che il problema principale fosse legato direttamente alle radiazioni e che le bruciature della pelle fossero inevitabili. Il team guidato dalla dott.ssa Beth McLellan del Montefiore Einstein Cancer Center di New York ha però dimostrato l'efficacia del nuovo trattamento.
La quasi totalità dei pazienti sottoposti a radioterapia (il 95%) soffre di pelle arrossata, dolorante e pruriginosa. Nei casi più gravi si manifestano gonfiori e ulcere cutanee molto dolorose che possono compromettere la qualità di vita del soggetto.
Nel corso dello studio, il team di McLellan ha effettuato colture cutanee batteriche su 76 pazienti che stavano per iniziare la radioterapia.
In quasi la metà dei casi, i pazienti con dermatite grave da radiazioni erano positivi allo Stafilococco aureo. Molti pazienti risultavano positivi anche nelle vie aeree superiori, il che suggerisce che anche i batteri nasali potrebbero infettare la pelle.
In un secondo studio, sempre su Jama Oncology, i ricercatori hanno assegnato casualmente a 77 pazienti sottoposti a radioterapia la cura standard oppure il detergente per il corpo clorexidina insieme alla pomata nasale di mupirocina, due volte al giorno per cinque giorni a settimane alterne.
Gli antibatterici non hanno potuto prevenire completamente la dermatite, ma ne hanno scongiurato la forma grave. La dermatite grave ha invece colpito il 23% dei partecipanti che avevano usato solo la cura standard a base di idratanti.
Secondo la dott.ssa McLellan, il nuovo trattamento andrebbe somministrato a tutti i pazienti sottoposti a radioterapia senza bisogno di testare la presenza di Stafilococco aureo.
Fonte: Jama Oncology
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