Neonati pretermine, utili i globuli rossi irradiati

Vantaggi nell'ossigenazione se i globuli non vengono conservati

L'irradiazione di globuli rossi è utile ai neonati pretermine. Secondo uno studio pubblicato su Jama Pediatrics, però, la soluzione migliore è irradiarli il giorno stesso della trasfusione e non farlo dopo averli conservati. Ciò determina un vantaggio nell'ossigenazione cerebrale.
«L'irradiazione su richiesta dei globuli rossi rimane all'interno dell'ambito di sicurezza delle linee guida internazionali attuali e potrebbe essere presa in considerazione presso i centri in cui questo approccio è disponibile. Sono necessarie ulteriori ricerche per accertare il significato clinico di questo risultato fisiologico», scrivono i ricercatori.
La tecnica serve a prevenire la proliferazione di leucociti dei donatori, eliminando il rischio della Graft Versus Host Disease, rara ma pericolosa sindrome associata alla trasfusione.
L'irradiazione però danneggia i globuli rossi, quando questi vengono conservati, con relativa perdita di potassio ed emolisi. Lo studio, condotto in Nuova Zelanda, ha coinvolto 42 neonati, la maggior parte dei quali maschi, nati prima delle 34 settimane di gestazione con almeno 14 giorni di vita e anemia.
I pazienti sono stati sottoposti a 64 trasfusioni, randomizzate a un gruppo di intervento (31), e quindi effettuate con globuli rossi irradiati il giorno della trasfusione, o a un gruppo controllo (33), dove i bambini ricevevano globuli rossi
irradiati e poi conservati fino a 14 giorni come indicato dalle linee guida della Australian and New Zealand Society of Blood Transfusion.
I bambini del primo gruppo hanno mostrato un aumento medio nella saturazione dell'ossigeno regionale cerebrale di 2 punti percentuali e una riduzione dell'estrazione di ossigeno frazionato del tessuto funzionale cerebrale di 0,02.
Le differenze sono rimaste invariate per 120 ore, mentre nel gruppo di controllo i cambiamenti erano trascurabili. «Come riconosciuto dagli autori, è necessario uno studio di conferma più ampio», si legge in un editoriale di accompagnamento.

Fonte: JAMA Pediatrics 2022. Doi: 10.1001/jamapediatrics.2022.0152.
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15/07/2022 10:25:00 Andrea Sperelli


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