In caso di sclerosi multipla con forme secondariamente progressive e con attività di malattia, l'iniezione di cellule staminali potrebbe aiutare a ridurre il grado di disabilità.
A dirlo è uno studio pubblicato su Neurology da un team dell'IRCCS Ospedale San Martino e dell'Università di Genova. “I trapianti di staminali ematopoietiche già in passato hanno mostrato di poter ridurre la disabilità nelle persone con forme a ricadute e remissioni, mentre sappiamo meno sulle capacità di ritardare la disabilità negli stati più avanzati della malattia”, ha commentato la prima autrice dello studio, Matilde Inglese, membro dell'American Academy of Neurology.
Il team diretto da Inglese ha realizzato un'analisi retrospettiva mettendo a confronto gli effetti del trapianto di staminali eseguiti in 79 pazienti con forme progressive e attive di malattia con quelli di pazienti (1.975) nelle stesse condizioni, ma in trattamento con farmaci.
I ricercatori hanno osservato una riduzione del grado di disabilità nei pazienti del primo gruppo. A 5 anni di distanza oltre il 60% dei pazienti trapiantati non aveva subito peggioramenti contro il 46% dell'altro campione. Miglioramenti sono stati osservati rispettivamente nel 19% e nel 4% dei casi.
Ne consegue un collegamento fra il trapianto di staminali autologhe e una ridotta disabilità nei pazienti con forme progressive e con attività di malattia. Per comprendere il vero potenziale del trattamento con staminali ematopoietiche saranno però necessari studi più approfonditi in futuro.
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