Dallo sballo assicurato degli anni '60 al trattamento di patologie psichiatriche.
Nell'ultimo decennio sono stati condotti diversi studi per rivalutare il potenziale di sostanze come la psilocibina contenuta nei “funghetti magiciâ€, la mescalina (Peyote Cactus), la Dmy, l'Lsd, l'ecstasy (nota anche come Mdma) e la ketamina. Farmaci psichedelici che stanno vivendo una seconda vita dopo anni di oblio e condanna a iniziare dalla ketamina o meglio dal suo derivato esketamina che già nel dicembre del 2019 era stata approvata dalla Commissione europea per la depressione resistente.
A confermare questo “rinascimento psichedelico†- come viene anche chiamato il rinnovato interesse per queste molecole - sono anche gli esperti italiani riuniti per il congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria (Sip), che sta contestualmente celebrando i suoi 150 anni al Palazzo della Gran Guardia di Verona, che hanno deciso di dedicare al tema un'intera sessione. Spiega Liliana Dell'Osso, presidente Sip: “Queste molecole bandite negli anni '70-'80 perché ritenute dotate di un alto potenziale di abuso e prive di un apprezzabile valore medico col nuovo millennio sono tornate al centro dell'interesse scientifico rimanendo tuttavia in bilico tra chi cautamente frena e prende le distanze dagli errori del passato e chi invece, con toni entusiastici, si spinge in avanti intravedendo un enorme potenziale terapeuticoâ€.
Grazie alla mole crescente di studi sperimentali promossi da istituzioni scientifiche di prestigio (come John Hopkins University, New York University, Ucla, University of New Mexico, Imperial College of London, Psychiatric University Hospital of Zurich, Hospital Sau Pau of Barcelona) si sta, infatti, facendo sempre più strada un'apertura delle Agenzie regolatorie europee, americane, britanniche e australiane rispetto ad un utilizzo terapeutico di sostanze che per lungo tempo sono state bandite da qualunque forma di sperimentazione. Anche lo sviluppo delle neuroscienze, l'impiego di rigorose metodologie di ricerca nonché l'interesse dell'opinione pubblica e dell'industria verso la materia sembrano essere altrettanti elementi di speranza.
“Come sempre la verità sta nel mezzo†afferma Emi Bondi, presidente uscente Sip. “Sugli psichedelici classici sono presenti numerosi studi in letteratura. In particolare, per la psilocibina, molecola che risulterebbe efficace nella depressione resistente. Una condizione che coinvolge circa il 30% di tutti coloro che soffrono di depressione maggiore. Con un rapido calcolo, sapendo che la prevalenza di questa malattia si aggira intorno al 6% della popolazione, potremmo riferirci al 2% della popolazione generale che potrebbe beneficiare di questo tipo di trattamentoâ€.
Già tra il 2017 e il 2019 la Fda statunitense aveva indicato la Mdma come possibile terapia sperimentale per il disturbo post-traumatico da stress (Ptsd) e la psilocibina per la depressione resistente. Mentre sempre in quegli anni come già ricordato viene approvata l'esketamina intranasale. Più di recente, nel giugno 2023 sempre la Fda ha pubblicato una guida per l'industria del farmaco dal titolo “Psychedelics Drugs Considerations for Clinical Investigationsâ€, mentre un mese dopo l'ente regolatore australiano ha autorizzato l'uso di Mdma e psilocibinana per usi medici. Ancora nel settembre 2023 l'Agenzia dei medicinali europea (Ema) ha incluso una sezione sugli psichedelici nelle sue Linee Guida per la depressione resistente e nel dicembre dello stesso anno c'è stata una sottomissione della Fda statunitense per cambiare la classificazione per avviare la terapia assistita con Mdma per il Ptsd. Infine lo scorso gennaio è arrivato anche il primo Grant Ue per una ricerca clinica di terapia assistita con psichedelici.
Il cambio di rotta, cominciato ufficialmente con l'approvazione dell'esketamina per via intranasale, è partito in realtà anni prima grazie alle nuove evidenze sulle vecchie e ben note molecole psichedeliche e agli studi che hanno messo in discussione la teoria classica delle monoamine come origine della depressione. Aprendo così la strada allo studio del coinvolgimento di nuovi meccanismi biologici nella depressione che convergono sulla plasticità sinaptica e la trasmissione glutammatergica e che hanno attirato attenzione come possibili nuovi bersagli farmacologici da prendere di mira. Aprendo così la strada a farmaci psichedelici e glutammatergici.
Per quanto riguarda la psilocibina, Giancarlo Cerveri, responsabile della sessione al congresso Sip, oltre che primario di psichiatria a Lodi, ricorda che il suo effetto è immediato e va supportato da un intervento di tipo psicologico e somministrata in un ambiente sanitario. “I benefici persistono per mesi, la psilocibina non appare a rischio di dipendenza†aggiunge. “I meccanismi con cui agisce sono del tutto diversi rispetto ai tradizionali antidepressivi. Per gli psichedelici atipici, la Ketamina è stata ampiamente utilizzata per la depressione resistente e un suo derivato (Esketamina) è già utilizzata anche in Italia per questa tipologia di disturbo. Infine, esiste una condizione clinica di complesso trattamento il Disturbo post-traumatico da stress, in cui i pazienti permangono legati a una sintomatologia fortemente connessa all'evento traumatico†conclude Cerveri. “L'utilizzo di un empatogeno come Mdma associato a psicoterapia, sembra produrre risultati molto promettenti. In Australia è già cominciato il trattamento di alcuni pazienti con questa molecolaâ€.
Fonte: AboutPharma
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