Per prevenire il diabete di tipo 1 è possibile somministrare streptococco di gruppo A in fase neonatale. È l'idea che emerge da uno studio dell'Università dell'Alabama pubblicato sul Journal of Immunology da un team diretto da John Kearney, che spiega: «La riduzione del rischio di T1D dopo l'inoculazione di streptococco gruppo A dipende dalle cellule B che producono anticorpi contro GlcNAc».
Lo streptococco sembra promuovere l'espansione clonale di cellule B di tipo innato che producono anticorpi contro la N-acetil-D-glucosamina o GlcNAc, una forma modificata di glucosio che fa parte sia della parete cellulare degli streptococchi di gruppo A sia degli antigeni presenti sulle cellule beta pancreatiche produttrici di insulina.
L'immunizzazione sembra però funzionare solo nei topi neonati, mentre in quelli adulti non emerge il ruolo protettivo.
«Tra le 10 e le 12 settimane di età i topi naïve con diabete presentavano una significativa infiltrazione di cellule B e T nel pancreas e una rottura della membrana attorno alle isole pancreatiche che contengono le cellule beta, mentre i topi immunizzati in epoca neonatale non mostravano queste modifiche patologiche», si legge nell'articolo.
Le cavie neonate vaccinate con streptococco di gruppo A hanno prodotto immunoglobuline M (IgM) GLcNAc specifiche legatesi ai carboidrati della parete cellulare degli streptococchi di gruppo A e al GlcNAc degli antigeni sulle cellule beta pancreatiche. Inoltre, i topi hanno anche mostrato un'espansione clonale di cellule B reattive ai carboidrati dello streptococco di gruppo A. Partendo da questi risultati i ricercatori dell'UAB hanno creato anticorpi monoclonali reattivi ai carboidrati di gruppo A scoprendo che riconoscevano anche porzioni di antigene GlcNAc associate ai granuli secretori dell'insulina sulle cellule beta pancreatiche, mostrando una forte reattività per le isole pancreatiche sia murine sia umane.
«Le nostre osservazioni suggeriscono che la composizione clonale di cellule B specifiche per GlcNAc durante la prima infanzia può influenzare significativamente la risposta immunitaria agli autoantigeni del diabete di tipo 1», conclude Kearney.
Fonte: Journal of Immunology 2023. Doi: 10.4049/jimmunol.2300264
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