Birra e vino, effetti contrastanti

L'alcol è spesso associato a una dieta di qualità inferiore

Chi beve birra sembra avere una maggiore propensione a una dieta di qualità inferiore, è generalmente meno attivo e ha maggiori probabilità di fumare sigarette rispetto alle persone che bevono vino o liquori.
A dirlo è uno studio della Tulane School of Medicine presentato al Liver Meeting, congresso organizzato dall'American Association for the Study of Liver Diseases. "L'abuso di alcol è la causa principale di cirrosi negli Stati Uniti e la malattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica (MASLD) è in rapido aumento", ha affermato Madeline Novack, capo specializzanda presso il programma di specializzazione in medicina interna della Tulane School of Medicine e autrice principale dello studio. "Entrambi i tipi di malattia epatica - aggiunge - spesso coesistono e i cambiamenti nello stile di vita sono fondamentali per gestire e prevenire queste condizioni, a partire dalla comprensione del legame tra consumo di alcol e cattiva alimentazione".
Tuttavia, la birra sembra anche associata a inaspettate proprietà protettive nei confronti di cuore e cervello. Lo dicono diversi studi, il primo dei quali si concentra sugli effetti della bevanda sul sistema cardiovascolare.
La ricerca, coordinata dal dott. Shue Huang della Pennsylvania State University, afferma che il consumo moderato di birra aiuta a mantenere adeguati livelli di colesterolo Hdl nel sangue, prevenendo così i più comuni problemi cardiovascolari.
Nel corso della ricerca sono stati presi in esame 80mila adulti cinesi, dei quali è stato considerato il consumo di alcol riferito e i livelli di colesterolo Hdl per un periodo di 6 mesi.
In chi consumava l'equivalente di una birra al giorno la diminuzione fisiologica dei livelli di Hdl era più lenta rispetto alla media.
Sulla rivista scientifica Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases è stato inoltre pubblicato un Consensus document che, analizzando criticamente le ricerche condotte a livello internazionale, riassume le conoscenze attuali. E i risultati portano la birra molto vicina al vino per i suoi effetti benefici, naturalmente sempre considerando un consumo moderato, regolare e senza alcun eccesso.
Le conclusioni del documento, promosso dai ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell'I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli e al quale hanno contribuito esperti della materia italiani e stranieri (provenienti da Spagna, Lussemburgo, Stati Uniti, Grecia), sono che il consumo moderato di birra (corrispondente a una lattina al giorno) può essere affiancato a quello del vino in termini di effetti benefici sulla salute.
«È importante precisare - afferma Simona Costanzo, ricercatrice dell'IRCCS Neuromed e tra i promotori del documento di consenso - che quando ci si riferisce al consumo di birra (e di bevande alcoliche in generale) bisogna innanzitutto stigmatizzare categoricamente il consumo eccessivo e la pratica del binge drinking (il bere esageratamente in singole occasioni, ad esempio durante il weekend), abitudini sempre dannose per l'organismo. Invece un consumo moderato e regolare di birra, inserito nel contesto di una dieta salutare, con uno stile di vita sano fatto anche di attività fisica, non risulta avere effetti dannosi e si dimostra anzi capace di diminuire il rischio di patologie cardiovascolari».
«Il nostro documento, oltre alla valenza internazionale - aggiunge Augusto Di Castelnuovo, ricercatore epidemiologo dell'IRCCS Neuromed - vuole essere un utile punto fermo nella visione del ruolo del consumo di birra sulla nostra salute. Per prima cosa, evidenzia come il consumo eccessivo di qualsiasi tipo di bevanda alcolica sia senza dubbio dannoso, con gravi danni a diversi organi e apparati del nostro organismo. Non c'è ragione, invece, di invitare a smettere di bere chi ha l'abitudine di consumare birra moderatamente, né d'altra parte incoraggiare gli astemi a iniziare a bere. Vorrei sottolineare inoltre che il bere alcol, di qualsiasi tipo, non deve essere concesso a giovani e giovanissimi, alle donne in gravidanza e naturalmente a chi ha patologie per le quali l'alcol può essere un fattore aggravante».
«Birra e vino - conclude Giovanni de Gaetano, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell'IRCCS Neuromed e coordinatore della ricerca - sono bevande alcoliche fermentate. Sono diverse dai superalcolici o da altri drink elaborati. Anche le ricerche scientifiche mostrano queste differenze in termini di effetti sulla salute. Il quadro che emerge dal nostro documento e dagli studi su cui esso si basa, è quello di due aspetti molto diversi tra loro: da un lato c'è la bevanda alcolica consumata moderatamente durante i pasti, momento conviviale, qualcosa che fa parte di molte culture. Dall'altro c'è quel bere con cui si vuole solo ingerire alcol, tipico dell'abuso che spesso caratterizza il consumo di superalcolici».
Secondo un'altra ricerca, la birra potrebbe rallentare anche malattie neurodegenerative come l'Alzheimer o il Parkinson. Lo dice uno studio della Lanzhou University, in Cina, pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry.
Secondo i ricercatori cinesi, un ingrediente del luppolo - lo xantumolo o Xn - aiuta le cellule cerebrali a resistere ai danni ossidativi provocati dalla demenza.
«La presenza di un'elevata concentrazione di Xn nella birra potrebbe essere collegata all'osservazione epidemiologica dell'effetto benefico del consumo regolare di birra. Xn ha suscitato un notevole interesse per le sue molteplici funzioni farmacologiche, tra cui quella anti-ossidante, di protezione cardiovascolare, antitumorale, antivirus, anti-obesità e anti-infiammatoria», ha detto Jianguo Fang, autore dello studio.
Dopo aver isolato molecole di Xn, i ricercatori le hanno testate su cellule cerebrali di topo colpite da demenza, scoprendo che la molecola riduce lo stress ossidativo a carico delle cellule.
«Visto che le cellule neuronali sono particolarmente vulnerabili allo stress ossidativo e hanno un rifornimento limitato durante l'intero ciclo di vita, sono sempre di più le evidenze che sostengono che lo stress ossidativo è una delle cause patogene delle patologie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson». Anche uno studio della Oregon State University si è concentrato sugli effetti dello xantumolo. In particolare, i ricercatori americani hanno verificato la capacità dello xantumolo di influenzare in maniera positiva il processo biologico naturale noto sotto il nome di palmitoilazione, che consiste nella modificazione di una serie di proteine, molte delle quali coinvolte nella trasmissione intracellulare di segnali.
Il team di ricerca guidato dal dott. Daniel Zamzow ha analizzato con attenzione gli effetti della molecola, già nota per la sua influenza sulla riduzione del peso corporeo e dei livelli di zucchero nel sangue.
Stando ai test effettuati, lo xantumolo avrebbe la capacità di accelerare il metabolismo, ridurre gli acidi grassi nel fegato e migliorare la flessibilità cognitiva. Gli scienziati hanno tuttavia notato che il processo di palmitoilazione non è andato incontro a rallentamento nei soggetti più anziani. Ciò suggerisce che è meglio iniziare il prima possibile l'adozione di un'alimentazione sana.
Lo studio, pubblicato su Behavioural Brain Research, ha quindi fatto emergere l'effetto positivo sulla memoria associato allo xantumolo. Nella sperimentazione i ricercatori hanno utilizzato un integratore basato sulla molecola. Per ottenere gli stessi effetti con la birra, in realtà dovremmo berne circa 2mila litri al giorno, quantità ovviamente inaccessibile perfino ad Homer Simpson!
Bere una pinta di birra al giorno peraltro aiuta anche a diventare padre. Ad affermarlo è una ricerca del Massachusetts General Hospital di Boston presentata nel corso della conferenza annuale della Società americana per la medicina riproduttiva.
Stando allo studio condotto su più di 100 uomini che avevano le compagne impegnate nei trattamenti per la fecondazione in vitro, un'assunzione moderata di alcol - quella garantita appunto da una birra - aumenterebbe di ben il 57 per cento le possibilità che una sessione di fecondazione in vitro si concluda con successo.
Al contrario, un effetto negativo era legato al consumo di caffeina. In quel caso, le percentuali di riuscita della tecnica diminuivano del 19 per cento nei grandi consumatori. La soglia critica era di 265 milligrammi al giorno.
Allan Pacey, ricercatore della Sheffield University, commenta: «Il consumo moderato di alcol in occasioni sociali può essere un beneficio sia per le coppie che provano a concepire in maniera naturale che per quelle che si rivolgono alla fecondazione assistita perché aiuta a ridurre lo stress».

15/11/2024 09:26:21 Andrea Sperelli


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