Alcuni alimenti hanno proprietà protettive nei confronti delle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer. A confermarlo è uno studio dell'American Academy of Neurology pubblicato su Neurology.
Dallo studio si evince che le persone che hanno seguito un tipo di alimentazione più coerente con i principi della dieta MIND mostrano una minore propensione al decadimento cognitivo.
La dieta MIND non è altro che un mix di dieta mediterranea e della dieta Dash, il trattamento dietetico utilizzato per contrastare l'ipertensione. Gli alimenti da privilegiare sono frutta, verdure, legumi, semi, frutta secca e guscio oleosa - in particolare noci -, cereali integrali, pesce e pollo.
Allo studio hanno partecipato 14.145 persone con età media di 64 anni seguite per 10 anni. A ogni alimento positivo o a ogni comportamento salutare per la mente è stato associato un punto, ad esempio il consumo di olio d'oliva o il consumo di 5 o meno porzioni di dolci alla settimana. Poi i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi:
- punteggio meno di 5 assegnato al gruppo di «bassa aderenza» alla MIND;
- 7 punti per il gruppo «intermedio»;
- 9 o più per il gruppo di «alta aderenza».
All'inizio e alla fine dello studio sono state misurate le capacità cognitive e di memoria.
Nel corso dello studio si è sviluppato un deterioramento cognitivo in 532 persone. Nel gruppo con valori elevati di aderenza alla MIND c'era un rischio ridotto del 4% di deterioramento cognitivo rispetto al gruppo che mostrava valori bassi.
L'analisi dei dati ha mostrato tuttavia che la riduzione era prerogativa delle donne, dove si è manifestata una riduzione del 6% del rischio di deterioramento cognitivo.
«Con il numero di persone affette da demenza in aumento con l'invecchiamento della popolazione, è fondamentale trovare cambiamenti che possiamo apportare per ritardare o rallentare lo sviluppo di problemi cognitivi», ha affermato l'autore dello studio Russell P. Sawyer, dell'Università di Cincinnati in Ohio e membro dell'Accademia americana di neurologia, precisando tuttavia che si tratta di uno studio osservazionale, ovvero che dimostra solo la presenza di un nesso e non la certezza che la dieta prevenga il deterioramento cognitivo.
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