Un nuovo studio apparso su Nature Neuroscience ha indagato le caratteristiche fondamentali della brain fog, la nebbia cerebrale che colpisce spesso chi soffre di Long Covid.
Secondo gli esiti dello studio, il fenomeno sarebbe associato all’infiammazione sistemica sostenuta e alla persistente disfunzione localizzata della barriera emato-encefalica.
«L’interruzione vascolare è stata implicata nella patogenesi della malattia da Covid-19, e può predisporre alle sequele neurologiche associate al Long Covid. Tuttavia, non è chiaro come la funzione della barriera emato-encefalica sia influenzata in queste situazioni», afferma Chris Greene del Trinity College di Dublino, autore principale dello studio.
Nel corso dell’infezione acuta e nei pazienti affetti da Long Covid l’interruzione della barriera emato-encefalica traspare in maniera evidente grazie alla risonanza magnetica con contrasto dinamico.
L'analisi trascrittomica delle cellule mononucleate del sangue periferico ha rivelato una disregolazione del sistema di coagulazione e una risposta immunitaria adattativa attenuata in individui con “nebbia cerebrale”.
Di conseguenza, le cellule mononucleari del sangue periferico hanno mostrato una maggiore adesione alle cellule endoteliali del cervello umano in vitro, mentre l’esposizione delle cellule endoteliali cerebrali al siero di pazienti con Long Covid ha indotto l’espressione di marcatori infiammatori. «I nostri risultati hanno posto le basi per ulteriori studi volti a esaminare gli eventi molecolari che portano all’affaticamento post-virale e alla “nebbia cerebrale”. Senza dubbio, meccanismi simili sono in gioco in molti tipi di infezione virale e ora siamo incredibilmente vicini a comprendere come e perché causano disfunzioni neurologiche nei pazienti», conclude Greene.
Fonte: Nature Neuroscience 2024. Doi: 10.1038/s41593-024-01576-9
Nature Neuroscience
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