Sarebbero oltre 200 i geni associati alla depressione. A rivelarlo è uno studio pubblicato su Nature Genetics da un team dello University College di Londra.
La ricerca ha messo in luce nuovi bersagli che potrebbero permettere di individuare nuove strategie di cura o di riposizionare farmaci già in uso per altre patologie, come la metformina. Alla ricerca, guidata da Karoline Kuchenbaecker di Ucl, hanno collaborato diverse realtà tra consorzi internazionali, enti e gruppi di lavoro in Uk, Usa, Cina e Giappone.
Gli autori hanno utilizzato dati da vari metodi di indagine genetica, studi su genoma e trascrittoma (la parte dell'intero di Dna che viene “tradotta” in Rna) e una metanalisi. Nel complesso hanno esaminato informazioni genetiche relative a 21 coorti da diversi Paesi e incluso quasi un milione di partecipanti di origini differenti (36% Africa, 26% Asia orientale, 6% Asia meridionale, 32% ispanica/latinoamericana), tra cui 88.316 pazienti con depressione maggiore. Gli autori hanno così scoperto 53 nuovi loci genetici (specifiche posizioni sui cromosomi) e 205 nuovi geni collegati alla depressione.
Per alcuni dei geni identificati gli scienziati prospettano implicazioni nello sviluppo di farmaci antidepressivi. In particolare, i ricercatori puntano l'accento sul gene Ndufaf3 che codifica per una proteina già in precedenza associata all'instabilità dell'umore e sulla quale agisce la metformina, farmaco di prima linea per il trattamento del diabete 2. Test sugli animali hanno suggerito un possibile legame tra l'assunzione di metformina e la riduzione di depressione e ansia: risultati che, alla luce del nuovo studio, per gli autori meritano un approfondimento.
“La maggior parte degli studi di associazione sull'intero genoma (GWAS) della depressione maggiore sono stati condotti su campioni di origine europea” scrive Kuchenbaecker sottolineando come con questo lavoro “mostriamo oltre ogni dubbio che la nostra comprensione di malattie complesse come la depressione rimarrà incompleta finché non supereremo il pregiudizio eurocentrico nella ricerca genetica e cercheremo le cause in persone di origini diverse in tutto il mondo”.
“Molti geni precedentemente ritenuti collegati al rischio di depressione potrebbero influenzarne la probabilità solo nelle persone di origine europea”, conclude l'autrice principale dello studio. “Quindi, affinché la ricerca genetica possa contribuire a nuovi farmaci in grado di aiutare pazienti di ogni origine, è vitale lavorare su set di dati genetici opportunamente diversificati”.
Fonte: AboutPharma
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