La celiachia è più probabile nei bambini che fanno un uso prolungato di antibiotici o di inibitori della pompa protonica. A dirlo è uno studio italo-americano presentato al Congresso nazionale della Società italiana di Gastroenterologia e Nutrizione pediatrica.
La ricerca, promossa da Alessio Fasano del Massachusetts General Hospital di Boston e coordinato in Italia da Francesco Valitutti, ricercatore in Pediatria presso l'Università di Perugia, rivela anche la presenza di fattori che riducono il rischio della malattia, fra cui l'assunzione di probiotici e la presenza in casa di animali domestici.
Era noto da tempo che una determinata struttura del sistema Hla (un gruppo di geni) fosse una condizione quasi necessaria per lo sviluppo della celiachia. Ma non era chiaro perché la malattia insorgesse effettivamente solo nel 3% dei soggetti con questo difetto genetico.
Lo studio ha confermato il nesso fra insorgenza della celiachia e determinati fattori ambientali: “A questo punto sono evidenti, ma - commenta Claudio Romano, presidente Sigenp - andranno indagati a fondo in altri studi, per comprenderne la natura e i meccanismi. Tuttavia, quello che è emerso da questa ricerca è importante perché fornisce indicazioni che potrebbero aiutare a prevenire o almeno a non favorire la patologia".
La ricerca ha coinvolto 423 bambini seguendoli dalla nascita fino ai 7 anni e analizzando 80 fattori clinici identificati da questionari longitudinali, compilati periodicamente dai genitori, relativi a dati demografici, storia medica, ambiente e abitudini alimentari.
"Lo studio - sottolinea Valitutti - si pone fondamentalmente due obiettivi ambiziosi: identificare marcatori non invasivi per una diagnosi molto precoce della celiachia; intercettarla prima del suo pieno sviluppo clinico, nell'ottica di una prevenzione primaria della stessa, contrastando i fattori di rischio ambientali e facendo in modo che non si perda del tutto la tolleranza immunologica al glutine".
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