Ci stendiamo sul letto dopo una dura giornata di lavoro e di impegni vari e i nostri occhi, seppur stanchi, non ne vogliono sapere di chiudersi e riposare. Cosa succede? I pensieri cominciano ad affollare la mente e diamo quindi la colpa allo stress della vita quotidiana, aspetto che di certo ha una sua influenza, ma una concausa potrebbe essere sorprendentemente di tipo evoluzionistico.
Per i nostri antenati primitivi il momento di dormire era uno dei più rischiosi della giornata. Proprio allora infatti si era maggiormente esposti a potenziali nemici e predatori. Il cervello perciò passava in rassegna una serie di possibili pericoli, oltre a tracciare un bilancio delle azioni passate. Di certo oggi non rischiamo che un animale ci assalga nel sonno, ma l'evoluzione del nostro organismo ha come noto una velocità molto ridotta rispetto all'evoluzione dei costumi e delle abitudini sociali.
Per cercare di contrastare le ansie che attanagliano la nostra mente, possiamo mettere in atto alcune tecniche di rilassamento psicofisico che ci aiutino a liberarci dai pensieri ricorrenti.
Un suggerimento degli psicoterapeuti è quello di annotare su un diario giornaliero tutti questi pensieri ansiogeni per provare a distaccarsene attraverso un atto fisico.
Un'altra tecnica suggerita dagli specialisti è la cosiddetta restrizione del sonno, basata sul principio per cui si resta a letto solo il numero di ore in cui si è capaci di dormire.
«Ad esempio, se una persona riesce a dormire in media 6 ore per notte ma resta nel letto per 8 ore, le sarà prescritto di restarci invece solo per 6 ore», dice Michael Perlis del Department of Psychiatry dell'University of Pennsylvania di Filadelfia che con alcuni collaboratori ha scritto un articolo di revisione sull'insonnia sulla rivista The Lancet. «Questo componente della terapia, chiamato anche riprogrammazione del sonno, è basato sul far coincidere la capacità di dormire con il tempo trascorso a letto, attraverso il rinvio del momento in cui si va a letto e individuando precisamente l'ora in cui bisognerà alzarsi. Una volta che in questo modo il sonno è diventato più efficiente, si può provare ad aumentare il tempo trascorso a letto di circa 15 minuti a settimana».
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