Lo sport cancella gli effetti negativi dell’insonnia

L’esercizio fisico compensa lo scarso riposo in termini di longevità

L’attività fisica ha l’effetto di compensare le conseguenze negative dell’insonnia, riducendo i rischi di mortalità associati ai disturbi del sonno.
Uno studio pubblicato su European Journal of Preventive Cardiology e realizzato su oltre 92.000 volontari mostra gli effetti positivi dell’attività fisica sui tassi di mortalità: «Lo studio ha dimostrato che l’aumento dei livelli di attività fisica ha ridotto i rischi di mortalità associati alla durata del sonno breve o lungo», ha affermato l’autore dello studio, il dott. Jihui Zhang dell’Affiliated Brain Hospital dell’Università medica di Guangzhou.
Gli oltre 92.000 volontari avevano fra i 40 e i 73 anni e hanno indossato un braccialetto con accelerometro per una settimana fra il 2013 e il 2015.
La durata del sonno per notte è stata classificata come breve (meno di sei ore), normale (da sei a otto ore) o lunga (più di otto ore) mentre il volume totale dell’attività fisica è stato suddiviso in basso, medio, alto. Nel corso di un follow-up medio di 7 anni, 3.080 partecipanti sono deceduti: 1.074 per malattie cardiovascolari e 1.871 per cancro.
I ricercatori hanno analizzato in che modo l’attività fisica influenzasse i tassi di mortalità nei soggetti con problemi di sonno. È emerso che in chi svolgeva poca attività fisica, dormire poco o troppo erano associati rispettivamente al 16% e al 37% di aumento del rischio di morte per tutte le cause. Per chi ha svolto volumi medi di attività fisica dormire poco è risultato dannoso, con una probabilità di morte per tutte le cause aumentata del 41%. In chi ha svolto elevati livelli di esercizio la durata del sonno non è risultata collegata a un rischio di morte.
Analizzando soltanto i decessi per malattie cardiovascolari, è emerso che chi dormiva molto e faceva poco sport mostrava un aumento del rischio di morte del 69%, che tuttavia spariva quando l’esercizio fisico era di tipo moderato o elevato.
Per i decessi a causa di tumori è invece emerso che chi dormiva molto e si muoveva poco aveva un rischio aumentato del 21%, ma anche per loro si annullava con livelli di esercizio moderati o elevati. Dati simili si sono manifestati con attività fisica da moderata a vigorosa. Nei soggetti che non soddisfacevano le raccomandazioni dell’Oms – da 150 a 300 minuti di attività moderata alla settimana o da 75 a 150 di attività intensa - il sonno breve e quello lungo erano associati rispettivamente al 31% e al 20% di aumento del rischio di morte per tutte le cause. I rischi sono scomparsi in coloro che soddisfacevano i consigli dell’Oms.
Riguardo alla morte per cause cardiovascolari, chi dormiva molto e non rispettava le raccomandazioni sull’esercizio fisico aveva un rischio più alto del 52%, scomparso in quelli che seguivano le raccomandazioni.
Per quanto riguarda la morte per cancro, i dormiglioni che non soddisfacevano le raccomandazioni Oms avevano un rischio aumentato del 21%, ma anche in questo caso è scomparso in coloro che invece seguivano le linee guida.
«I nostri risultati suggeriscono che gli sforzi di promozione della salute mirati sia all’attività fisica che alla durata del sonno possono essere più efficaci nel prevenire o ritardare la morte prematura nelle persone di mezza età e gli adulti più anziani piuttosto che concentrarsi su un solo comportamento. In uno scenario ideale, le persone dovrebbero dormire a sufficienza e svolgere un adeguato livello di attività fisica. Tuttavia, il nostro studio indica che fare abbastanza esercizio fisico può compensare in parte l’impatto negativo di perdere una buona notte di sonno», commenta il dott. Zhang.

30/03/2023 14:28:41 Andrea Sperelli


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