Cos'è la violenza ostetrica

Le raccomandazioni sul percorso nascita dell'Oms

Il terribile fatto di cronaca che si è verificato in un ospedale di Roma ha riportato l'attenzione sul percorso della nascita e sulla gestione dei neonati da parte dei reparti di ostetricia.
Da più parti sono emerse testimonianze sulla cosiddetta violenza ostetrica, una serie di pratiche che già dal 1985 l'Organizzazione mondiale della sanità e la Pan American Health Association hanno messo all'indice. Nel documento, gli esperti indicano una serie di raccomandazioni sul percorso nascita da seguire, con particolare riferimento alle pratiche da evitare durante il travaglio e il parto.
Fra le pratiche c'è la rottura delle membrane, l'episiotomia - cioè il taglio del perineo - il taglio anticipato del cordone ombelicale, la manovra di Kristeller, ovvero le spinte sulla pancia al livello del fondo dell'utero, la separazione mamma-bimbo dopo il parto e altro ancora.
«Quando si parla di “violenza ostetrica” il tema è però più ampio - spiega al Corriere Salute Gabriella Pacini, ostetrica e presidente dell'associazione Freedom for Birth - e tocca tutti gli ambiti di svalutazione e mortificazione delle competenze e delle capacità delle donne. Troppo spesso, le donne sono considerate come fragili, emotive, come persone non in grado di riuscire a gestire situazioni complesse e delicate come il parto e il puerperio. Le donne hanno bisogno di supporto, di essere informate, di essere ascoltate e comprese. Con “violenza ostetrica” si intendono tutte quelle forme di violenza fisica e verbale, che passano anche dalla mancanza di sostegno e ascolto che le donne ricevono durante la loro vita sessuale».
«È “violenza ostetrica” quando c'è il rifiuto da parte dei medici di praticare un aborto sicuro, se viene negata una contraccezione efficace se richiesta. Anche una donna che è in evidente difficoltà e viene lasciata da sola ad affrontare una nascita, subisce una “violenza ostetrica” - continua Pacini -. Il tema non va legato alla medicalizzazione in sé ma a come viene utilizzata. L'epidurale, per esempio, può essere un grande aiuto per una donna che la vuole o può essere uno strumento di controllo quando viene quasi imposta, “fortemente consigliata”, andando contro la volontà della donna. Salvo imposizioni mediche necessarie per motivi di salute, una donna deve essere libera di scegliere e trovare davanti a sé chi le racconta le varie possibilità e la supporta nella scelta. Non siamo noi medici o ostetrici a dover decidere sul corpo della donna: questo è l'approccio sbagliato, questo è un atto di “violenza ostetrica”. Purtroppo ci sono ancora troppi pregiudizi sulle competenze delle donne, in particolare sulle donne in gravidanza che vengono viste come persone non del tutto consapevoli e razionali per colpa degli ormoni», conclude Pacini.

24/01/2023 14:09:33 Andrea Sperelli


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