Fare uno sforzo intenso mentre ci si allena ha come curioso effetto quello di far passare la fame. Ci si attenderebbe infatti il contrario, cioè che l'esercizio fisico stimoli l'appetito dato che l'organismo avverte il bisogno di reintegrare le energie perdute. E in effetti è così se parliamo di un'attività a medio-bassa intensità . Quando invece si va oltre e si effettuano esercizi ad alta intensità , le cose sembrano cambiare.
A scoprirlo è una ricerca pubblicata su Nature da ricercatori americani e danesi che hanno identificato una molecola specifica nel gruppo sanguigno di topi, cavalli e uomini che verrebbe espressa in quantità molto maggiori dopo attività fisiche faticose.
«È noto, e tutti possono averlo provato, che subito dopo un esercizio ad alta intensità , in particolare di tipo aerobico, non si ha fame mentre al contrario, un esercizio blando come una camminata può portare appetito», afferma Gianfranco Beltrami, vicepresidente della Federazione Italiana medico sportiva. «L'effetto è comunque temporaneo - avverte lo specialista - e il meccanismo è legato a un delicato equilibrio ormonale: numerosi studi hanno documentato il calo della grelina, un ormone prodotto dal fondo dello stomaco e dalle cellule del pancreas che stimola l'appetito, e un contemporaneo aumento di un peptide prodotto dalla mucosa delle cellule intestinale, che invece l'appetito lo riduce. Ed entra in gioco anche la leptina, altra proteina che aumenta il senso di sazietà ».
Ma i ricercatori sono andati oltre e hanno analizzato la risposta agli esercizi intensi di un gruppo di topi, messi a correre su un micro-tapis roulant fino all'esaurimento. Hanno prelevato il sangue ai roditori prima e dopo l'esercizio e lo hanno confrontato con migliaia di molecole trovate nel flusso sanguigno, scoprendo alla fine una nuova molecola, un mix di lattato - l'enzima prodotto dal corpo dopo un intenso sforzo fisico - e la fenilalanina, amminoacido creato in risposta agli alti livelli di lattato rilasciati durante l'esercizio. La nuova molecola è stata battezzata lac-phe.
La molecola è stata somministrata a topi obesi per osservarne la reazione. Il consumo di crocchette, di cui i topi sono ghiotti, si è ridotto subito del 30%. I ricercatori hanno allora allevato topi in grado di produrre solo minime quantità di lac-phe, facendoli correre sui tapis roulant per cinque volte a settimana per diverso tempo.
Dopo ogni corsa, agli animali veniva consentito di mangiare tutte le crocchette che desideravano. È emerso che gli animali in grado di produrre poca lac-phe si sono gonfiati, hanno mangiato più crocchette e hanno guadagnato il 25% di peso in più rispetto al gruppo di controllo. Senza questa molecola lo stesso esercizio ha spinto i topi a consumare cibo in eccesso.
La molecola è stata individuata anche nei cavalli da corsa dopo un galoppo intenso e in 8 giovani uomini che hanno eseguito in giorni differenti tre diversi tipi di esercizi: hanno pedalato lentamente per 90 minuti, sollevato pesi, eseguito sprint di corsa seguiti da un allenamento con i pesi. Lac-phe è sempre stata prodotta, ma in quantità minime dopo l'esercizio prolungato. In conclusione, più intensa era l'attività fisica, più lac-phe veniva prodotta e, almeno nei topi, l'appetito sembrava calare.
Lo studio è molto interessante, anche se presente dei limiti. «È difficile stabilire quali siano le proteine che in realtà aumentano il senso di sazietà e bisognerebbe valutare la concentrazione di tutte le altre sostanze già conosciute per valutare gli effetti della nuova molecola», commenta Beltrami.
Gli studiosi americani e danesi non spiegano in che modo la molecola interagisca con le cellule cerebrali per influenzare l'appetito, ma un'ipotesi è che il meccanismo sia di tipo evolutivo: «Se stai scappando da un animale minaccioso il sistema nervoso autonomo comunica rapidamente al cervello di interrompere la digestione o qualunque altro processo non necessario», spiegano i ricercatori.
Un altro aspetto da chiarire è il tipo di fatica necessario per produrre una quantità della molecola sufficiente per far passare la fame.
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