La fertilità femminile è influenzata dallo stile di vita: dieta, attività fisica e qualità del sonno possono modificare il peso corporeo - nonché la quantità e distribuzione del tessuto adiposo - e oggi sappiamo come obesità e sottopeso possano essere fattori determinanti per la salute riproduttiva della donna. Ne parliamo con il professor Antonio La Marca, Coordinatore Clinico di Clinica Eugin Modena, e con la dottoressa Claudia Banfi, nutrizionista presso Clinica Eugin.
“In caso di pazienti infertili con problemi di peso - sia in difetto che in eccesso - il nostro consiglio come specialisti è quello di recuperare il proprio peso forma prima di sottoporsi a terapie per l'infertilità”, spiega il professor Antonio La Marca. “In molti casi, infatti, abbiamo notato come possa bastare il ritorno a una condizione di “normopeso” per ripristinare la fertilità della paziente”.
“Convincere una donna sottopeso che la sua forma fisica, spesso considerata ideale, possa essere la causa della sua infertilità non è sempre facile. Informare una donna obesa che il calo ponderale è determinante per il recupero della sua fertilità può risultare demotivante e, nella peggiore delle ipotesi, può indurla a vivere la propria condizione fisica con un senso di colpa”, spiega la dottoressa Banfi. “In entrambi i casi, un adeguato counseling - nutrizionale e psicologico - può aiutare ad affrontare il disagio. In caso di sottopeso, è fondamentale svincolarsi da comportamenti ossessivo-compulsivi verso il cibo, che dovrà tornare ad essere visto per quello che è, ovvero nutrimento. In caso di sovrappeso, bisognerà ricercare un dimagrimento graduale e costante, che non ponga l'organismo in una condizione di squilibrio o stress eccessivo. Alcune evidenze dimostrano, infatti, che un calo ponderale pari al 5% del proprio peso corporeo possa già indurre un netto miglioramento della fertilità”.
Vediamo di seguito le sei principali problematiche legate a sottopeso e sovrappeso che influenzano la fertilità della donna.
1. Cicli irregolari e anovulatori
Sovrappeso e obesità sono spesso responsabili di cicli irregolari e anovulatori, a causa di meccanismi neuroendocrini che interferiscono con le funzioni ovariche, in grado di influenzare il tasso di ovulazione e la ricettività dell'endometrio. Una donna obesa ha un rischio quattro volte maggiore di non ovulare rispetto a una donna normopeso e tale rischio è tanto più grave quanto più precoce è l'insorgenza dell'obesità. L'obesità si associa spesso anche a problemi di insulino-resistenza, tipica di condizioni quali la sindrome dell'ovaio policistico, presente nel 40-50% delle donne obese, che aumenta anche il rischio di sviluppare diabete gestazionale o di tipo II, che può permanere anche dopo la gravidanza.
2. Inferiore qualità e problemi nello sviluppo degli ovociti e degli embrioni
Gli ovociti delle donne obese possono presentare più anomalie rispetto a quelli delle donne normopeso e il liquido follicolare contiene un aumentato livello dei marker biochimici dell'infiammazione. Poiché l'obesità è associata a una infiammazione cronica silente di basso grado, tutti i meccanismi coinvolti nella maturazione degli ovociti sono deregolati. Inoltre, nelle donne sovrappeso si è registrato uno sviluppo embrionale più lento.
3. Mancato impianto embrionale e aborto spontaneo
Nelle donne obese e sovrappeso si verifica una alterazione dell'espressione genica dei recettori dell'endometrio durante il periodo d'impianto, ovvero nei giorni in cui dovrebbe avvenire il dialogo diretto tra utero ed embrione. Questo fenomeno purtroppo comporta l'alterazione dei segnali che dovrebbero consentire all'utero e all'embrione di “parlarsi”, con conseguente riduzione della possibilità di insorgenza della gravidanza e aumentato rischio di aborto spontaneo nel primo trimestre.
4. Complicazioni durante la gravidanza
Sovrappeso e obesità sono associati a diminuiti tassi di gravidanza, aumentati tassi di aborto spontaneo nonché esiti avversi durante la gravidanza, come diabete gestazionale, ipertensione, preeclampsia e parto prematuro.
5. Ridotta probabilità di successo dei trattamenti di PMA
Affinché una donna sovrappeso o obesa possa ottenere una risposta adeguata alla terapia, il dosaggio dei farmaci durante la stimolazione ormonale sarà più elevato rispetto a una paziente normopeso. Maggiori dosaggi - dunque maggiori effetti collaterali - nonché tempi più prolungati sono inevitabili, dato che in queste pazienti i farmaci sembrano avere minor efficacia. Ciò nonostante, il numero e la qualità degli ovociti recuperati risultano inferiori a quelli di donne normopeso: gli ovociti di donne sovrappeso, infatti, danneggiati dallo stress ossidativo, sono geneticamente più fragili e danno luogo a embrioni che faticano ad impiantarsi in utero. Aumenta, infine, il rischio di complicanze durante il trattamento, come sanguinamenti anomali e difficoltà durante il pick up ovocitario.
6. Le conseguenze del sottopeso
Nelle donne sottopeso è stato osservato un più alto tasso di aborto spontaneo, che può essere dovuto a bassi livelli circolanti di leptina, ormone proteico che può influenzare l'impianto embrionale. Inoltre, donne con una massa grassa ridotta sono spesso soggette a ciclo anovulatorio e, nella maggior parte dei casi, soffrono di amenorrea ipotalamica, una condizione dovuta a un'alterazione della regolazione centrale del ciclo mestruale, in genere per cause psicogene, per un'intensa attività sportiva protratta nel tempo o per una restrizione calorica cronica. Inoltre, donne forzatamente sottopeso - risultato di anni di diete restrittive - hanno una qualità ovarica più bassa rispetto a donne normopeso e sono più a rischio di menopausa precoce.
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