Il segreto dell'agopuntura

Diversi studi spiegano i suoi effetti analgesici

L'agopuntura fa passare davvero il dolore e non c'è alcun effetto placebo. La sua azione si esplica sulle stesse aree del cervello che vengono attivate dagli stimoli dolorosi, le inganna con falsi impulsi e le manda in 'corto circuito', rendendole incapaci di sostenere la percezione del dolore vero e proprio.
Un nuovo studio sulle basi biologiche di questa terapia orientale ne conferma la validità scientifica. Secondo la ricerca condotta all'Università di Essen, in Germania, l'agopuntura riesce a modificare la risposta del cervello al dolore.

Gli studiosi hanno preso in esame 18 volontari. Prima li hanno sottoposti a risonanza magnetica funzionale, mentre ricevevano lievi scosse elettriche a mani e caviglie. Successivamente gli esperti hanno usato gli aghi per l'agopuntura applicandoli in alcune zone sul lato destro del corpo, tra le dita dei piedi, sotto il ginocchio, e vicino al pollice. È stata quindi ripetuta la risonanza, mentre la caviglia sinistra è stata esposta nuovamente a piccole scosse elettriche.

Le risposte cerebrali prima e dopo l'agopuntura sono quindi state confrontate. Ebbene, chi aveva ricevuto un trattamento di agopuntura era meno sensibile alle scariche elettriche. I ricercatori hanno spiegato che in effetti “l'attivazione delle aree del cervello coinvolte nella percezione del dolore era molto ridotta. In maniera specifica l'area motoria controlaterale, la corteccia somatosensoriale e altre zone del cervello si sono attivate durante lo stimolo elettrico senza agopuntura, mentre nel secondo caso la loro attivazione era significativamente ridottaâ€.

Qualche anno fa era stato uno studio italiano a constatare la validità dell'agopuntura come terapia al dolore. In uno studio pubblicato su Neuroimage, un gruppo di ricercatori dell'ospedale San Raffaele di Milano, e del Cnr cittadino, coordinato dal professor Ferruccio Fazio, aveva misurato scientificamente l'efficacia della terapia con gli aghi. La tecnica usata era la tomografia ad emissione di positroni (Pet), “in grado di rilevare gli stati funzionali del cervello sulla base del fatto che, quando un'area viene attivata, consuma più ossigeno e quindi richiama più sangueâ€. Con questa metodica i ricercatori avevano esaminato gli effetti fisiologici dell'agopuntura antalgica o analgesica (anti-dolore) su 13 soggetti sani, confrontandone l'azione anestetica con quella dell'agopuntura placebo, che utilizza aghi sottopelle senza spingerli in profondità. “Abbiamo osservato - riferiva l'esperto - che dopo l'applicazione della vera agopuntura si attivano, in modo evidente e significativo, alcune aree cerebrali coinvolte nei processi associativi (corteccia cingolata anteriore, corteccia insulare, corteccia frontale superiore e mediale, e cervelletto)â€.

Le stesse zone del cervello, precisava, “che permettono all'uomo di avvertire i dolori acuti e croniciâ€. Si tratta di un'attivazione 'a vuoto', continuava Fazio, “che altera l'equilibrio grazie al quale i centri del dolore riescono a funzionareâ€. Un vero e proprio inganno, insomma, che manda in 'tilt' le vie del dolore: all'arrivo dello stimolo reale, infatti, il cervello non è più capace di percepirlo e di tradurlo in sensazione. “Per la prima volta al mondo - sottolineava l'esperto - abbiamo dimostrato le basi biologiche dell'agopuntura che, dopo anni di velato o palese ostracismo da parte della medicina tradizionale, sulla scorta dei risultati positivi ottenuti su un numero sempre crescente di pazienti che ad essa si sono affidati, è stata accettata come tecnica terapeutica per alcuni tipi di patologiaâ€. Tanto da ricevere il crisma dell'ufficialità dagli stessi National Institutes of Health (Nih) statunitensi.
“Aver provato che anche una metodica autoctona (non nata da un processo di ricerca medica), qual è l'agopuntura, ha delle vere e proprie basi biologiche - insisteva Fazio - è già molto importante, anche perché applicare una terapia di cui non si conosce il meccanismo d'azione va contro la corretta pratica medicaâ€. Adesso bisogna scoprire quali sono i mediatori che entrano in gioco dopo l'applicazione degli aghi e che producono l'effetto anestetico cercando di capire se l'agopuntura stimola il rilascio di oppioidi naturali, cioè di sostanze morfino-simili.

Un'altra ricerca pubblicata su Nature Neuroscience contribuisce a chiarire i meccanismi alla base di una delle pratiche orientali più conosciute e antiche.

Pare che sdraiarsi a pancia in giù e sottoporsi alla “somministrazione†di decine di aghi generi una reazione dell'organismo che culmina nella produzione di antidolorifici naturali.
Lo studio è stato portato a termine dall'Università di Rochester, nello stato di New York, i cui ricercatori, guidati da Maiken Nedergaard, hanno sottoposto ad agopuntura un gruppo di topi che soffrivano di dolori alle zampe. Dopo 30 minuti di terapia, gli scienziati hanno verificato una riduzione del dolore e una concentrazione molto più elevata del normale di adenosina, molecola di adenina legata a un ribosio nota per partecipare ai meccanismi di regolazione del sonno, per la sua azione sul cuore e per le sue proprietà antinfiammatorie. I medici hanno allora disattivato i recettori che si attivano grazie all'adenosina, registrando la scomparsa dell'effetto antidolorifico.

Utilizzando un farmaco - la deossicoformicina - i ricercatori hanno poi verificato che l'effetto benefico dell'agopuntura si prolungava, in quanto la sostanza impediva l'elaborazione fisiologica dell'adenosina, che quindi rimaneva in circolo più a lungo assicurando così il perpetuarsi dell'effetto.

“L'agopuntura è stato uno dei perni dei trattamenti medici in alcune parti del mondo per quattromila anni, ma dato che non si erano compresi a fondo i meccanismi, molti sono rimasti scettici. In questo lavoro forniamo nuove informazioni su un meccanismo fisico attraverso cui l'agopuntura allevia il dolore nel corpoâ€, ha dichiarato Nedergaard.

Nonostante i risultati, altri medici rimangono scettici, ad esempio George Lewith dell'Università inglese di Southhampton, che ha commentato così sul Times: “la scoperta di Maiken Nedergaard rappresenta sicuramente una prova importante, ma non chiarisce realmente se gli effetti di questa pratica vanno oltre l'effetto placeboâ€.

Sembrano crederci invece gli italiani, dal momento che oltre sei milioni, secondo i dati dell'Associazione Italiana Agopuntura, si sottopongono a sedute della terapia per i motivi più diversi, un numero che pone l'Italia fra i paesi in cui l'agopuntura è più diffusa, dopo quelli orientali.

16/04/2015 11:27:00 Arturo Bandini


Notizie correlate