Uno studio pubblicato su Molecular Medicine ha svelato i dettagli di un meccanismo molecolare che regola il colesterolo cattivo LDL. Alla base c'è il lavoro della proteina PCSK9, scoperta nel 2003 dal dott. Nabil G. Seidah, direttore dell'Unità di ricerca di biochimica neuroendocrina presso il Montreal Clinical Research Institute e professore all'Università di Montreal.
Il dott. Seidah è tra i firmatari di questo nuovo studio realizzato insieme alla dott.ssa Carole Fruchart Gaillard dell'Università Paris-Saclay e alla dott.ssa Lidia Ciccone dell'Università di Pisa.
L'implicazione di PCSK9 nella regolazione delle LDLc ha rappresentato un punto di svolta nello sviluppo di trattamenti più efficaci per l'ipercolesterolemia e le malattie cardiovascolari associate. I trattamenti attuali, che combinano statine con anticorpi monoclonali iniettati per via sottocutanea o siRNA diretti al fegato, assicurano un'ulteriore riduzione del 50-60% delle LDLc circolanti rispetto a quella ottenuta con le sole statine.
Nel caso in cui la proteina PCSK9 è iperattiva, i recettori LDLR degradano troppo rapidamente, motivo per cui le terapie con statine convenzionali sono poco efficaci. In questi casi la cura migliore si basa sull'inibizione della funzione della proteina PCSK9 o sulla riduzione del suo livello nel flusso sanguigno.
Il meccanismo impedisce la degradazione dei recettori LDLR, riducendo così il colesterolo cattivo di oltre il 60% rispetto ai trattamenti farmacologici tradizionali.
"La maggior parte dei casi di ipercolesterolemia familiare - spiega la Dott.ssa Ciccone - è associata alla disfunzione del recettore delle lipoproteine a bassa densità (LDLR) che ha il compito di catturare il colesterolo cattivo dal flusso sanguigno e indirizzarlo principalmente alle cellule del fegato. Casi più rari sono invece collegati a un'alterazione della proteina PCSK9. La nostra ricerca aiuta a comprendere il meccanismo mediante il quale la proteina PCSK9 guida i recettori LDLR nei lisosomi, dove le cellule vengono scomposte e riciclate”, conclude Ciccone. “Questo apre nuove strade per il trattamento dell'ipercolesterolemia resistente ai farmaci convenzionali e mette in evidenza meccanismi molecolari correlati alle malattie cardiovascolari e ad alcuni tipi di cancro".
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