I nuovi farmaci immunoterapici possono ridurre le possibilità di recidiva nei pazienti operati per carcinoma renale. A dimostrarlo è lo studio di fase 3 Checkmate che dimostra l'efficacia di Nivolumab in associazione con Cabozantinib nel carcinoma a cellule renali avanzato. Risulta efficace anche l'immunoterapia con Pembrolizumab.
"Soprattutto grazie ai grandi progressi della robotica negli ultimi anni, la chirurgia è il trattamento di elezione contro il cancro del reneâ€, spiega Vincenzo Mirone, professore di Urologia all'Università Federico II di Napoli e responsabile dell'ufficio risorse e comunicazione SIU. “Ma nel trattamento immediatamente successivo all'intervento, l'immunoterapia diventa fondamentale perché consente di ridurre in modo significativo il rischio di recidiva e di morte nel tumore del rene. Il tumore del rene è stato a lungo definito incidentaloma. Da sottolineare anche come il 55% di questi carcinomi si presenta alla diagnosi circoscritto solo al rene, mentre nel 30% dei casi ha già sviluppato metastasi. Il trattamento di elezione contro il cancro del rene è rappresentato dalla chirurgia, soprattutto in considerazione degli enormi progressi consentiti dalla robotica negli ultimi anni. Chemioterapia e radioterapia, da sempre poco efficaci, vengono ormai scarsamente utilizzate. A rivoluzionare la pratica clinica è stata l'introduzione dei farmaci biologici prima e dell'immunoterapia poi, ma i notevoli risultati in termini di efficacia di quest'ultima sono stati a lungo accompagnati da diversi effetti collaterali temporanei: debolezza, stanchezza, nausea, vomito, perdita appetito, anemia e alterazioni cutanee".
"I nuovi farmaci permettono oggi di ottenere due grandi risultati - spiega Andrea Minervini, responsabile dell'ufficio ricerca della SIU e direttore del Dipartimento di urologia oncologica mininvasiva robotica e andrologica dell'azienda ospedaliera universitaria Careggi (Firenze) - per la prima volta l'immunoterapia, somministrata in una fase precoce, subito dopo la chirurgia, ha dimostrato di ridurre in modo significativo il rischio di recidiva del tumore del rene, mostrando al contempo un profilo di tollerabilità da parte del paziente assolutamente favorevole".
"Tra le nuove strategie terapeutiche a disposizione nel trattamento del tumore del rene avanzato - conclude il prof.Minervini - c'è anche l'utilizzo del Nivolumab in associazione al Cabozantinib. Secondo un recente studio di fase 3, Checkmate 9ER, nel carcinoma a cellule renali avanzato, a circa 33 mesi di distanza dal trattamento, questa associazione continua a mostrare, rispetto alla terapia con Sunitinib, una superiorità in sopravvivenza globale, sopravvivenza libera da progressione, tasso di risposta obiettiva, durata della risposta e risposta completa".
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