Leucemia mieloide acuta, nuova terapia aumenta sopravvivenza

Il farmaco venetoclax indicato nei casi più difficili

Un risultato eccezionale quello della terapia a base di venetoclax più azacitidina o decitabina in caso di leucemia mieloide acuta. Stando ai dati di un nuovo studio pubblicato su Cancer, la sopravvivenza nei pazienti refrattari ai farmaci, anziani e fragili aumenterebbe di ben 13 volte, passando da 6 settimane a 18 mesi.
Lo studio Avalon è la prima sperimentazione real life condotta in Europa ed è stato realizzato da ricercatori dell'Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori Dino Amadori Irst Irccs (Meldola, FC) e dell'Istituto Europeo di Oncologia Ieo in collaborazione con la Rete Ematologica Lombarda e il patrocinio della Fondazione Gimema. I ricercatori hanno raccolto e analizzato i dati dei pazienti trattati off label dal 2015 al 2020 in 32 centri di ematologia italiani. È così emerso che il 75% dei pazienti trattati ha ottenuto il controllo della malattia.
In tutto sono stati arruolati 190 pazienti: 43 di nuova diagnosi ma anziani o fragili che presentavano altre malattie e non erano candidabili a chemioterapia intensiva, 68 refrattari/resistenti (che non hanno avuto benefici da precedenti terapie) e 79 recidivanti, in cui cioè la patologia si è ripresentata.
"Migliorano le prospettive di cura per i pazienti con leucemia mieloide acuta, un tumore del sangue che colpisce ogni anno oltre 2.000 persone in Italia", afferma Giovanni Martinelli, Direttore Scientifico dell'Istituto Romagnolo.
L'aspetto interessante dello studio è che coinvolge pazienti che si trovano mediamente in condizioni peggiori rispetto a quelli di solito arruolati nei trial clinici. I risultati quindi si dimostrano particolarmente positivi.

02/02/2023 15:00:00 Arturo Bandini


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