Nuova combinazione contro il melanoma

Nivolumab e relatlimab per il trattamento di prima linea

Approvata l'associazione a dose fissa di nivolumab e relatlimab per il trattamento di prima linea del melanoma avanzato (non resecabile o metastatico) negli adulti e negli adolescenti di età pari o superiore a 12 anni con espressione tumorale del PD-L1 < 1%.
La decisione della Commissione Europea si basa su un'analisi esploratoria dei risultati dello studio di Fase 2/3 RELATIVITY-047 in pazienti con espressione tumorale < 1%, che ha dimostrato che il trattamento con l'associazione a dose fissa di nivolumab, inibitore del PD-1, e di relatlimab, nuovo anticorpo che blocca il LAG-3, ha più che raddoppiato la sopravvivenza mediana libera da progressione (PFS) rispetto alla monoterapia con nivolumab - uno standard di cura consolidato. Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza con l'associazione rispetto alla monoterapia con nivolumab.
“L'associazione a dose fissa di nivolumab e relatlimab è ora la prima associazione di nivolumab con un anticorpo anti LAG-3, relatlimab, approvata nell'Unione Europea per il melanoma avanzato. Lo studio RELATIVITY-047 ha dimostrato l'importante vantaggio di inibire sia il LAG-3 che il PD-1 con la nostra nuova associazione immunoterapicaâ€, ha dichiarato Samit Hirawat, executive vice president, chief medical officer, Global Drug Development, in Bristol Myers Squibb. “E' la prosecuzione del nostro impegno nell'offrire farmaci innovativi ad adulti e adolescenti affetti da melanoma. Ringraziamo tutti i pazienti, i ricercatori e i medici che hanno contribuito a questi progressi e che hanno reso possibile l'approvazione di oggiâ€.
La decisione della Commissione Europea consente l'utilizzo dell'associazione a dose fissa di nivolumab e relatlimab per il trattamento di prima linea di adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni con melanoma avanzato ed espressione tumorale del PD-L1 < 1% in tutti gli Stati membri dell'Unione Europea*, oltre che in Islanda, Liechtenstein e Norvegia.
L'indicazione nell'Unione Europea si basa sull'analisi esploratoria dei dati dello studio RELATIVITY-047 nei pazienti con espressione tumorale del PD-L1 < 1%:

Efficacia: la PFS era di 6,7 mesi nei pazienti trattati con l'associazione a dose fissa di nivolumab e relatlimab (Intervallo di confidenza [CI] 95%: 4,7 - 12,0); (Rapporto di rischio [HR] 0,68 (0,53 - 0,86)) rispetto a 3,0 mesi nei pazienti trattati con nivolumab in monoterapia (CI 95%: 2,8 - 4,5). La sopravvivenza globale mediana nel braccio dell'associazione a dose fissa di nivolumab e relatlimab non è stata raggiunta [HR 0,78 (0,59 - 1,04)].
Sicurezza: le reazioni avverse più comuni sono state stanchezza (41%), dolore muscoloscheletrico (32%), eruzione cutanea (29%), artralgia (26%), diarrea (26%), prurito (26%), cefalea (20%), nausea (19%), tosse (16%), appetito ridotto (16%), ipotiroidismo (16%), dolore addominale (14%), vitiligine (13%), piressia (12%), stipsi (11%), infezione delle vie urinarie (11%), dispnea (10%), e vomito (10%). Le reazioni avverse gravi più comuni sono state insufficienza surrenalica (1,4%), anemia (1,4%), dolore dorsale (1,1%), colite (1,1%), diarrea (1,1%), miocardite (1,1%), infezione polmonare (1,1%) e infezione delle vie urinarie (1,1%). L'incidenza delle reazioni avverse di Grado 3-5 è stata del 43% per i pazienti trattati con l'associazione a dose fissa di nivolumab e relatlimab rispetto al 35% per i pazienti trattati con nivolumab in monoterapia.

Lo studio RELATIVITY-047 ha inoltre soddisfatto l'endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione nell'intera popolazione osservata.

Lo studio RELATIVITY-047

RELATIVITY-047 è uno studio globale di fase 2/3, randomizzato, in doppio cieco, per la valutazione dell'associazione a dose fissa di nivolumab e relatlimab rispetto a nivolumab in monoterapia nei pazienti con melanoma metastatico o non resecabile non trattato in precedenza. I pazienti sono stati arruolati indipendentemente dall'espressione tumorale del PD-L1. Lo studio ha escluso i pazienti con malattia autoimmune in fase attiva, condizioni che richiedessero un trattamento sistemico con dosi moderate o elevate di corticosteroidi o farmaci immunosoppressori, melanoma uveale e metastasi cerebrali o leptomeningee attive o non trattate. Endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da progressione (PFS) determinata da Blinded Independent Central Review (BICR) secondo i Response Evaluation Criteria in Solid Tumors (RECIST v1.1) nell'intera popolazione. Endpoint secondari erano la sopravvivenza globale (OS) e il tasso di risposta obiettiva (ORR) in tutta la popolazione. 714 pazienti sono stati randomizzati 1:1 a ricevere la combinazione a dose fissa di nivolumab (480 mg) e relatlimab (160 mg) oppure nivolumab (480 mg) mediante infusione endovenosa ogni quattro settimane fino a progressione di malattia, tossicità inaccettabile o revoca del consenso.

Il gene LAG-3

Il gene 3 di attivazione dei linfociti (LAG-3) è una molecola di superficie espressa sulle cellule T effettrici e regolatorie (Treg) e funziona controllando risposta, attivazione e crescita delle cellule T. Studi preclinici indicano che l'inibizione della via LAG-3 può ristabilire la funzione effettrice delle cellule T depauperate e promuovere potenzialmente una risposta anti-tumorale. Ricerche iniziali dimostrano che puntare alla via LAG-3 in combinazione con altre vie immunitarie potenzialmente complementari possa rivelarsi una strategia chiave per potenziare più efficacemente l'attività immunitaria anti-tumorale.
Bristol Myers Squibb sta valutando relatlimab, l'anticorpo che blocca il LAG-3, in studi clinici in associazione ad altre molecole in un'ampia gamma di tipologie tumorali.

26/09/2022 14:34:00 Arturo Bandini


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