Alzheimer, ecco perché il sonno pulisce il cervello

Osservato il lavoro del sistema glinfatico

Un team di ricercatori americani dell'Università di Rochester ha analizzato la funzionalità del sistema glinfatico, che gestisce le fasi di “pulizia” del cervello, fondamentali per la prevenzione di malattie come l'Alzheimer.
Il sistema glinfatico è costituito da minuscoli spazi tubolari che corrono accanto ai vasi sanguigni. Al loro interno scorre il fluido cerebrospinale, il liquido che permea tutto il cervello.
Sulla rivista Cell i ricercatori statunitensi hanno spiegato come le sostanze di scarto del metabolismo vengano eliminate dal sistema glinfatico, che libera così il cervello consentendogli di lavorare in maniera più efficiente e di invecchiare più lentamente.
La ricerca è stata guidata da Maiken Nedergaard, proprio la scienziata danese che nel 2012 ha scoperto il sistema glinfatico.
Nel corso della ricerca, il team da lei guidato ha impiantato nel cervello di alcuni topi degli elettrodi collegati a minuscole fibre ottiche. In questo modo ha osservato dall'interno il funzionamento del sistema glinfatico durante il normale ritmo di veglia e riposo.
Così i ricercatori sono riusciti a osservare non soltanto la rete di capillari dedicati alla pulizia del cervello, ma anche la pompa che spinge via le sostanze di scarto e che si attiva durante la fase di sonno non Rem, quella più profonda.
In questa fase di quiete si attiva il tronco encefalico, una struttura profonda e antica del cervello che regola la velocità del respiro, promuove il risveglio e modula attenzione e stress a seconda delle circostanze che viviamo.
Durante il sonno non Rem il tronco encefalico inizia a rilasciare piccole quantità di norepinefrina, un ormone che fa contrarre le arterie. Gli impulsi di norepinefrina spingono i vasi sanguigni a contrarsi, trasmettendo il movimento al sistema glinfatico e facendo defluire le sostanze di scarto immerse nel fluido cerebrospinale. Poi i vasi si dilatano, in attesa dell'impulso successivo.
Alcuni farmaci per il sonno agiscono proprio sulla produzione di norepinefrina, per questo i ricercatori ne hanno testato uno basato sul principio attivo zolpidem. Hanno così osservato che le contrazioni del sistema glinfatico venivano ridotte del 50%. Altri medicinali contro la depressione o betabloccanti per il cuore possono avere effetti sulla norepinefrina. “Il nostro studio - avvertono gli autori - richiama l'attenzione sugli effetti potenzialmente dannosi di alcuni ausili farmacologici per il sonno”.
Uno dei prodotti di scarto eliminati durante il lavoro del sistema glinfatico è la proteina beta-amiloide, nota per i suoi accumuli anomali durante le prime fasi dell'Alzheimer. Uno studio di qualche anno fa mostra che una sola notte in bianco ha l'effetto di aumentare in maniera sensibile la beta-amiloide nelle regioni cerebrali interessate dall'Alzheimer.
Per questo, il corretto funzionamento del sistema glinfatico appare fondamentale come scudo contro l'invecchiamento del cervello. “È come - ha spiegato Nedergaard - avviare la lavastoviglie la sera e ritrovarsi al mattino con un cervello pulito.

13/02/2025 11:11:00 Andrea Piccoli


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