Uno studio apparso su Nature Medicine mostra la potenziale efficacia del profilo molecolare del tessuto articolare malato in caso di artrite reumatoide. L'analisi genetica può infatti avere un impatto significativo sul funzionamento dei trattamenti farmacologici specifici.
«Abbiamo identificato geni specifici associati alla resistenza alla maggior parte delle terapie farmacologiche disponibili che potrebbero fornire la chiave per lo sviluppo di nuovi farmaci efficaci per aiutare queste persone», spiega Costantino Pitzalis della Queen Mary University di Londra, autore senior dello studio.
Circa il 40 per cento dei pazienti non risponde alle terapie e il 5-20% mostra una malattia resistente a ogni farmaco noto.
Lo studio, basato su biopsie, ha coinvolto 164 pazienti affetti da artrite di cui sono state testate le risposte a rituximab o tocilizumab. I risultati mostrano che in pazienti con una bassa firma molecolare dei linfociti B sinoviali solo il 12% ha risposto a un
farmaco che ha come bersaglio le cellule B (rituximab), mentre il 50% ha risposto a un farmaco alternativo (tocilizumab).
In presenza di livelli elevati della firma genetica i due farmaci erano ugualmente efficaci. Esaminando nel dettaglio i casi in cui i pazienti non rispondevano al trattamento con i due farmaci, gli esperti hanno scoperto che ben 1.277 geni erano specifici di tali individui.
Sulla base dei dati ottenuti, i ricercatori hanno sviluppato algoritmi in grado di prevedere la risposta ai farmaci nei singoli pazienti. Gli algoritmi hanno mostrato un'efficacia superiore nel prevedere l'effetto dei trattamenti adottati rispetto a un modello che usava solo fattori clinici o tissutali.
«Conoscere il profilo genetico delle biopsie potrebbe far risparmiare tempo e denaro al sistema sanitario, e aiutare a evitare potenziali effetti collaterali indesiderati, danni articolari ed esiti peggiori che sono comuni tra i pazienti», concludono gli autori.
Fonte: Nature Medicine 2022. Doi: 10.1038/s41591-022-01789-0
Nature Medicine
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