Un team di ricercatori australiani dell'Università di Melbourne suggerisce una somministrazione di integratori di ferro nei bambini anemici in età scolare. La prescrizione garantirebbe una serie di benefici sia dal punto di vista fisico che cognitivo.
Stando ai dati dell'Organizzazione mondiale della sanità , un quarto dei bambini in età scolare ha problemi di anemia. Nella metà dei casi vi è un deficit di ferro nell'alimentazione, un rischio effettivo per lo sviluppo cognitivo e fisico, in particolare nei paesi in via di sviluppo e fra le categorie sociali disagiate nei paesi occidentali.
Spesso però i medici sono restii a prescrivere l'integrazione perché ne temono gli effetti collaterali a livello gastrointestinale, ad esempio stipsi, diarrea e nausea. Pubblicato sul Canadian Medical Association Journal, l'articolo si è basato sulla revisione di 32 studi clinici che hanno visto come protagonisti 7.098 bambini di varie estrazioni sociali e origine etnica.
Gli esiti dell'indagine hanno dimostrato che i bambini trattati con l'integrazione di ferro mostravano punteggi superiori nei test cognitivi rispetto ai coetanei non trattati, migliorando peraltro anche il punteggio nel test del quoziente intellettivo.
I bambini erano anche più alti della media e con un peso maggiore. Uno dei ricercatori, Sant-Rayn Pasricha della Royal Melbourne Hospital Faculty of Medicine, Dentistry and Health Sciences, ha commentato: “l'integrazione quotidiana con supplementi di ferro ha ridotto la prevalenza di anemia del 50% e ridotto la prevalenza di deficit di ferro del 79%. È probabile che una supplementazione routinaria e quotidiana di ferro abbia effetti benefici sulle funzioni cognitive di bambini in età scolare in aree in via di sviluppo, dove l'anemia è prevalente e non è fattibile eseguire il test dell'emoglobina prima di decidere per la supplementazione di ferroâ€.
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