Esiste un preciso meccanismo cerebrale alla base dei fenomeni di dipendenza. All'origine c'è il craving, ovvero il desiderio irrefrenabile di qualcosa, sia essa una sostanza o un comportamento che provochi eccitazione, come il gioco d'azzardo o l'uso smodato di internet.
Uno studio pubblicato su Nature Neuroscience da scienziati dell'Institut national de la santé et de la recherche médicale di Parigi mostra l'esistenza di una specifica configurazione neurobiologica che espone alcuni soggetti al rischio di cadere in una forma di dipendenza.
Il meccanismo individuato è stato definito Neurobiological Craving Signature, a partire dal quale si innescherebbe un percorso che porta alla dipendenza da sostanze o da comportamenti ad alta gratificazione. Un vero e proprio biomarcatore della dipendenza, un segnale neurobiologico utile per attuare programmi di prevenzione e anche per verificare l'efficacia di determinati trattamenti.
I ricercatori guidati da Leonie Koban si sono serviti della risonanza magnetica funzionale per individuare l'esistenza di questa modalità di iperfunzionamento che coinvolge tante strutture cerebrali, ad esempio l'insula, l'amigdala, la corteccia prefrontale ventro-mediale. Altre aree, al contrario, sono meno attive in chi ha la tendenza a sviluppare dipendenze, in particolare la corteccia prefrontale laterale.
«Il nostro studio rappresenta un primo passo verso l'individuazione di un biomarker neurologico che potrebbe predire l'intensità del craving in persone che hanno mostrato di soffrirne, al confronto con quanto viene invece osservato in persone utilizzate come controllo sano», dicono gli autori della ricerca. «Siamo arrivati a questo risultato integrando i dati provenienti da cinque diverse coorti. Abbiamo effettuato tre studi, con risonanza magnetica funzionale su persone che facevano uso di differenti tipi di droghe, come alcol, cocaina e sigarette, e su persone che invece non ne facevano uso, per un totale di 479 immagini ottenute da 101 partecipanti. A queste persone nel corso degli studi sono state presentate immagini visive delle droghe e di cibo altamente appetibile. Poi è stato utilizzato un sistema di intelligenza artificiale per identificare i pattern di attività cerebrale in grado di predire l'intensità del craving».
Ai partecipanti è stato anche chiesto di immaginare il piacere legato alla droga o al cibo e le conseguenze a lungo termine del loro consumo. I dati ottenuti hanno permesso ai ricercatori di individuare le persone a rischio di dipendenza a causa della presenza del Neurobiological Craving Signature.
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