È possibile sottoporsi all'autotrapianto di un dente per alcune categorie di pazienti. Secondo gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, la tecnica è sicura e può essere effettuata nei pazienti più giovani.
"La storia del trapianto di denti - spiega Francesca Manfrini, medico chirurgo, specialista in odontostomatologia - risale agli antichi egizi, quando gli schiavi erano costretti a donare i loro denti ai faraoni. Nelle guerre napoleoniche, poi, i soldati donavano i denti agli ufficiali che li perdevano in battaglia".
La tecnica dell'autotrapianto è stata introdotta negli anni '50 e consiste nell'estrazione di un dente con le sue radici dalla bocca di un paziente e nel successivo impianto in un posto diverso della bocca.
L'autotrapianto viene proposto con radice completamente formata nell'adulto per sostituire un dente perso per vari motivi, ma non ci sono evidenze scientifiche che indichino l'autotrapianto come prima scelta al posto di un impianto. "Di contro - aggiunge Manfrini - in un paziente adolescente può essere la miglior scelta per sostituire un dente mancante, quando la radice del dente che viene trapiantato è ancora in via di formazione: la radice stessa può continuare il suo sviluppo di crescita influenzando di pari passo l'osso del paziente nel quale è stata inserita determinando lo sviluppo dell'alveolo in cui alloggerà”.
Negli anni Cinquanta vennero registrati alcuni insuccessi relativi all'insorgenza di complicanze e la metodica non fu poi considerata per molti anni. "Di recente - sottolinea l'esperta della Sidp - sono state pubblicate numerose revisioni sistematiche che hanno analizzato la letteratura scientifica disponibile sull'autotrapianto dentale autogeno per valutare la sua efficacia e sicurezza".
È necessaria una certa attenzione per la selezione dei casi, ma l'autotrapianto "senza dubbio merita di esser meglio conosciuto, tanto dai professionisti che dai pazienti, i quali non avendone mai sentito parlare possono correre il rischio di rifiutarla a priori".
I fattori che influenzano il successo dell'intervento sono molteplici: caratteristiche scheletriche del paziente, stadio di sviluppo della radice, forma della radice, trauma chirurgico, tempo in cui il dente è conservato al di fuori dell'alveolo e modalità dell'estrazione che devono essere meno traumatiche possibile.
“È un'opzione che dovrebbe essere conosciuta nel panorama odontoiatrico per poter essere inserita, se attentamente programmata, nel piano di trattamento in un paziente in fase di crescita, perché in questa fase della vita può essere una scelta molto vantaggiosa".
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