Tumore del rene, l'immunoterapia riduce il rischio di morte

Effetto positivo dopo la nefrectomia

Dopo l'intervento chirurgico, l'immunoterapia in fase adiuvante ha la capacità di ridurre del 38% il rischio di morte nei pazienti colpiti da carcinoma a cellule renali. A dimostrarlo è uno studio di fase 3 in cui pembrolizumab è stato utilizzato come terapia adiuvante.
I dati sono emersi da una presentazione avvenuta nel corso dell'American Society of Clinical Oncology Genitourinary Cancers Symposium 2024. Alla terza analisi ad interim predefinita (follow-up mediano di 57,2 mesi), pembrolizumab come terapia adiuvante ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale (Os) del 38% rispetto a placebo. A 48 mesi, il tasso stimato di Os è risultato del 91,2% nei pazienti trattati con pembrolizumab rispetto all'86% nei pazienti trattati con placebo. "In Italia, nel 2023, sono state stimate circa 12.700 nuove diagnosi di tumore renale di cui l'85% con malattia localizzata. Tra questi, circa la metà può essere considerata a rischio intermedio-alto di sviluppare metastasi entro pochi anni dalla diagnosi, portando a un netto peggioramento dell'aspettativa di vita nonostante i recenti passi avanti fatti nel trattamento delle forme avanzate - afferma Roberto Iacovelli, Oncologia Medica, Comprehensive Cancer Center, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma -. Questi pazienti sono gli stessi ad essere stati arruolati nello studio Keynote-564, il primo studio clinico ad aver dimostrato come l'immunoterapia dopo la nefrectomia riduca il rischio di sviluppare metastasi prolungando così la sopravvivenza. Tutto ciò si traduce concretamente nella possibilità di guarire i pazienti, assicurando loro una vita libera dal tumore".
In 9 casi su 10, le diagnosi di tumore del rene riguardano questo tipo di neoplasia, il carcinoma a cellule renali. Nella maggior parte dei casi, la diagnosi avviene accidentalmente durante esami diagnostici per altri disturbi addominali.

20/02/2024 11:10:00 Andrea Sperelli


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