Uno stato infiammatorio cronico predispone all'insorgenza della malattia di Alzheimer. A dirlo è uno studio pubblicato su Neurology, che sottolinea come soffrire di infiammazione cronica tra i 20 e i 30 anni esponga a un rischio maggiore di sviluppare un calo delle funzioni cognitive e di soffrire di disturbi della memoria nella mezza età .
La ricerca è firmata da scienziati dell'Università della California guidati da Kristine Yaffe. I dati sono stati ricavati dal database dello studio CARDIA (acronimo di Coronary Artery Risk Development in Young Adults) che negli USA ha valutato il rischio coronarico in 5.115 giovani adulti.
Sono stati arruolati per questo studio 2.364 soggetti con un'età compresa fra 24 e 58 anni, divisi in tre gruppi a seconda del livello di infiammazione che presentavano: elevata, moderata o stabilmente ridotta.
I soggetti sono stati divisi in base ai livelli di proteina C reattiva nel sangue, una proteina di origine epatica normalmente utilizzata come indice per verificare lo stato infiammatorio.
A distanza di 5 anni dai risultati iniziali, i soggetti sono stati sottoposti a una batteria di test neuropsicologici per valutare le loro capacità di pensiero e di memoria: NSCT (Number Symbol Coding Task), RVLT (Rey Auditory Verbal Learning Test), DSST (Digit Symbol Substitution Test), MOCA (Montreal Cognitive Assessment) e SCWT (Stroop Interference Test).
Nei soggetti con basso grado di infiammazione è stata riscontrata una riduzione delle performance cognitive del 10%, mentre nel gruppo con infiammazione media la riduzione era del 19%, e del 21% in quelli con un'infiammazione elevata.
Gli ambiti cognitivi più colpiti sono quelli della rapidità di pensiero e della capacità di progettualizzazione. In particolare, per quanto riguarda le funzioni esecutive livelli di PCR più alti si associano a un rischio di scarse prestazioni aumentato del 36%.
«Per quanto negli ultimi anni si sia fatta sempre più strada l'idea del ruolo che la neuroinfiammazione gioca nella neurodegenerazione - commenta il Presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN) Professor Alessandro Padovani dell'Università di Brescia -, non ci sono molti dati sul legame tra infiammazione periferica e decadimento cognitivo e, soprattutto, la ricerca si è focalizzata sugli anziani e su soggetti dementi, tralasciando popolazioni più giovani e cognitivamente normali. Invece quando si esplorano i determinanti del declino cognitivo è importante considerare le traiettorie del processo dementigeno fin dalle prime fasi della vita e il monitoraggio dell'infiammazione fatto dai colleghi californiani sottolinea l'importanza di considerare periodi temporali precoci attraverso semplici metodiche come questa. Questo approccio si può associare alla valutazione di altri marcatori immunitari in popolazioni selezionate che sta dando risultati incoraggiati e i progressi nella nostra capacità di misurare la funzione immunitaria a basso costo e su larga scala possono aiutare a chiarire queste relazioni trasformando sospetti in certezze».
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
293839 volte