Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine mostra l'efficacia di aficamten, un inibitore selettivo della miosina cardiaca, nel trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva (HCM).
Lo studio di fase 3 è stato coordinato da Martin Maron del Lahey Hospital and Medical Center di Burlington, coinvolgendo un totale di 282 pazienti adulti con HCM sintomatica e ostruzione del tratto di efflusso ventricolare sinistro.
I pazienti hanno ricevuto aficamten o placebo, con aggiustamenti del dosaggio basati sui risultati dell'ecocardiografia. Dopo 24 settimane, i pazienti trattati con aficamten hanno mostrato un incremento medio del picco di consumo di ossigeno (VO2 max) di 1,8 ml/kg/min rispetto allo 0,0 ml/kg/min del gruppo placebo. Questo risultato, altamente significativo (P<0,001), indica un miglioramento nella capacità di esercizio dei pazienti trattati con aficamten. Inoltre, tutti i dieci endpoint secondari predefiniti sono significativamente migliorati nel gruppo aficamten rispetto al placebo.
Lo studio mostra tuttavia dei limiti, fra cui la durata relativamente breve del trattamento e la mancata valutazione degli effetti a lungo termine del farmaco. In particolare, andrebbe valutata a lungo termine l'efficacia nella riduzione degli eventi cardiovascolari.
Steve Ommen, ricercatore presso la Mayo Clinic di Rochester, ha commentato in un editoriale di accompagnamento: “La disponibilità di inibitori della miosina cardiaca come strumento per i pazienti sintomatici con HCM è un beneficio che richiede un'attenta valutazione del loro ruolo appropriato nella pratica clinica”.
Fonte: New England Journal of Medicine
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