La Scheda Nefrologica è uno strumento sempre più utile per favorire la diagnosi precoce della malattia renale cronica. È una patologia che interessa oltre 4 milioni e 200 mila italiani e di questi oltre il 20% sviluppa anche l'anemia come complicanza. Partendo proprio da questi problemi “sentinelle”, legati alla patologia, i medici di medicina generale ora possono identificare il “sommerso” dei pazienti.
Da una indagine condotta nell'ambito del progetto Kidney Anemia Network, che ha valutato la funzionalità della Scheda Nefrologica coinvolgendo un gruppo di 24 medici di medicina generale che gestiscono oltre 35.000 assistiti in Italia, si evince come la Scheda sia uno strumento estremamente utile (91% dei rispondenti), e il 40% afferma di averla utilizzata più di una volta a settimana. È quanto emerge, in occasione del World Kidney Day, dal convegno nazionale Gestione della Cronicità in Italia: Focus su Anemia da Malattia Renale Cronica.
Attraverso una consensus multistakeholder e un percorso lungo quasi due anni, il comitato scientifico del progetto KAN, ha diffuso già due versioni della Scheda Nefrologica. È stato coinvolto un gruppo selezionato di medici di famiglia, per valutare così l'efficacia e l'opportunità d'impiego del nuovo strumento. “Con una appropriata diffusione, la Scheda Nefrologica può ridurre il rischio di invio tardivo del paziente con malattia renale cronica allo specialista - afferma Davide Integlia, Direttore di ISHEO -. Una gestione più efficace della cronicità in Italia passa anche dalla costruzione, valutazione e implementazione di strumenti molto pratici come questo. Come afferma all'unanimità il gruppo di medici di medicina generale coinvolti nella prima fase di valutazione di questo strumento, la Scheda Nefrologica dovrebbe essere integrata nei software gestionali in dotazione ai medici di medicina generale presenti su tutto il territorio nazionale. Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti in questa prima fase e ci auguriamo di poter contribuire ad ampliare la conoscenza della Scheda Nefrologica”. “Il ruolo della medicina generale nell'identificazione puntuale dei pazienti con malattia renale cronica e relative complicanze è fondamentale ma è necessario dotare la medicina di base di strumenti adeguati allo snellimento dei flussi di lavoro - afferma Marina Moscatelli, Medico di Famiglia Specializzazione in Medicina Interna Nefrologia e membro della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) -. La Scheda Nefrologica, per la sua capacità di sintesi e accuratezza può aiutare a colmare il gap di conoscenza tra i medici rispetto ai rischi di malattia renale latente. La Scheda, se adeguatamente diffusa, riduce il rischio di inerzia dei medici di fronte all'urgenza di scovare il sommerso dei malati”.
“È stato possibile giungere a tali risultati tramite la collaborazione di un Comitato Scientifico multidisciplinare - sottolinea Dario Manfellotto, Presidente della Fondazione FADOI -. Ad oggi i pazienti hanno possibilità reali di gestire la propria condizione patologica e avere un netto miglioramento della qualità di vita. Per far sì che ciò accada, è necessaria una cooperazione multidisciplinare che porti a risultati concreti. Mettere insieme le competenze per definire strategie efficaci è il primo passo verso una innovazione del percorso del paziente nefrologico, e verso una vera medicina di iniziativa”. “Con la Scheda Nefrologica abbiamo a disposizione uno strumento semplice per identificare i pazienti con malattia renale cronica per avviarli ad una corretta co-gestione tra medici di medicina generale e specialisti - sostiene Luca De Nicola, Professore ordinario di Nefrologia, Università Della Campania L. Vanvitelli e membro della Società Italiana di Nefrologia (SIN) -. Bisogna perciò avvantaggiarsene per favorire un accurato e puntuale riferimento al nefrologo per la diagnosi della causa di malattia e impostare la terapia nefrologica volta a evitare la dialisi ed eventi cardiovascolari precoci. Il paradigma di cura di questi pazienti sta cambiando grazie ai nuovi farmaci disponibili. Ora più che mai è quindi importante utilizzare indicatori di malattia renale, quali l'anemia e l'albuminuria, che distinguono i pazienti ad alto rischio di peggioramento della funzione renale da quelli che per la sola età avanzata hanno una malattia renale lieve e non progressiva e che non necessitano di immediato riferimento al nefrologo”. “Innovare il percorso di cura significa garantire una tutela sempre maggiore ai pazienti, che passa necessariamente dall'informazione - sottolinea Giuseppe Vanacore, Presidente Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto (ANED) ONLUS -. Conoscere per riconoscere, questo è l'obiettivo. La malattia renale cronica è asintomatica e spesso viene diagnosticata molto tardi e l'anemia può essere un primo indicatore. Affrontare la dialisi ha un elevato impatto emotivo, sociale ed economico, e compromette la qualità di vita dei pazienti e dei loro cari. L'impegno indipendente di ANED nel condividere iniziative come il progetto KAN è quello di promuovere la conoscenza a tutti i livelli, affinché possa essere favorita la migliore presa in carico ai pazienti”.
“Medicina del territorio e medicina specialistica devono dialogare sempre di più - afferma la senatrice Tilde Minasi, Commissione affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale -. Il servizio sanitario italiano, durante la pandemia da Covid-19, ha dato prova di poter affrontare crisi senza precedenti in uno scenario del tutto inedito per i nostri tempi. Ora, dopo tutto questo, possiamo sicuramente costruire nuove modalità di collaborazione per realizzare una vera integrazione ospedale-territorio. Come in questo caso, è importante poter promuove progetti per scovare il sommerso dei pazienti con malattia renale cronica, e riferirli tempestivamente ai medici specialisti. Tutto ciò può avere un impatto positivo elevatissimo: minori dialisi, riduzione dei costi a carico del SSN, ma soprattutto una migliore qualità di vita per il paziente”. “Per rafforzare la medicina del territorio - aggiunge la senatrice Ylenia Zambito, Commissione affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale -, il servizio sanitario nazionale va potenziato. È il più grande insegnamento che ci ha lasciato la crisi pandemica generata dal Covid. Ecco perché la scelta di ridurre le risorse destinate ai servizi sanitari risulta essere una scelta contro i cittadini. E coinvolge qualsiasi tipo di patologia, compresa la gestione della cronicità in Italia: un serio investimento in strumenti che permettono un aumento della capacità di diagnosi tempestiva e una corretta presa in carico del paziente, permettono a loro volta di migliorare la qualità di cura del nostro sistema sanitario”.
“Nell'incontro di oggi - conclude il dott. Giuseppe Maduri, Amministratore Delegato Astellas Pharma S.p.A - è emersa con forza la necessità degli operatori sanitari di poter di usufruire di strumenti e percorsi gestionali integrati e multidisciplinari che migliorino non solo la relazione medico-paziente, ma anche la qualità della vita dei pazienti e di chi sta loro accanto. E proprio in questo ambito sentiamo la responsabilità di rafforzare l'impegno di Astellas nel sostenere iniziative che possano portare alla definizione di strumenti concreti, come la Scheda Nefrologica, volti alla diagnosi precoce e all'ottimizzazione del percorso di cura del paziente nefropatico”.
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
293512 volte