Fare il tassista o guidare un'ambulanza si rivela un ottimo affare in termini di riduzione del rischio di Alzheimer. Uno studio del Mass General Brigham di Boston ha evidenziato infatti un rischio minore per quei lavoratori che hanno a che fare con un'attività che esige una frequente elaborazione spaziale, come è il caso appunto di chi guida per lavoro. Per scoprirlo, sono stati analizzati i dati nazionali sulle occupazioni delle persone decedute, per un totale di 443 professioni diverse. I lavori più protettivi nei confronti dell'Alzheimer sono risultati essere appunto il tassista e l'autista di ambulanze.
«La stessa parte del cervello coinvolta nella creazione di mappe spaziali cognitive che usiamo per orientarci nel mondo che ci circonda è anche coinvolta nello sviluppo della malattia di Alzheimer», spiega sul British Medical Journal l'autore principale Vishal Patel, medico del dipartimento di chirurgia del Brigham and Women's Hospital. «Abbiamo ipotizzato che lavori che richiedono un'elaborazione spaziale e di navigazione in tempo reale, potessero essere associati a un carico ridotto di mortalità per Alzheimer rispetto ad altri».
I decessi analizzati andavano dal gennaio 2020 al dicembre 2022. Il team ha esaminato le informazioni sociodemografiche fra cui l'età , il sesso, l'etnia e il livello di istruzione. Su quasi 9 milioni di persone incluse nello studio, il 3,88% (348.328) è morto a causa della malattia di Alzheimer. Tra i tassisti, l'1,03% (171/16.658) è morto di Alzheimer, mentre tra gli autisti di ambulanze il tasso è stato dello 0,74% (10/1348), registrando la percentuale più bassa di decessi per Alzheimer.
Lo stesso effetto protettivo non si manifesta in soggetti con professioni simili, ad esempio gli autisti di autobus o i piloti di aerei. In questi casi, i percorsi predeterminati riducono o azzerano la necessità di elaborazione spaziale e di orientamento.
«I nostri risultati evidenziano la possibilità che i cambiamenti neurologici nell'ippocampo (sede della memoria) tra i conducenti di taxi e ambulanze
possano spiegare i tassi più bassi di malattia di Alzheimer», dicono i ricercatori.
«I dati non sono affatto conclusivi - affermano i ricercatori - ma suggeriscono che è importante considerare come le occupazioni possano influenzare il rischio di morte per malattia di Alzheimer e come alcune attività cognitive possano essere potenzialmente protettive».
Non è la prima volta che uno studio scopre aspetti interessanti nel lavoro dei tassisti. Nel 2021, infatti, uno studio inglese aveva scoperto che l'area del cervello coinvolta nel riconoscimento dello spazio - l'ippocampo - era nei tassisti particolarmente sviluppata.
«Il loro ippocampo sembra ingrandirsi con il passare degli anni, e per via del lavoro che svolgono. Questo è davvero interessante per la ricerca sulla demenza, perché è proprio la parte del cervello che sembra diminuire di dimensioni nelle persone affette da Alzheimer», avevano commentato gli scienziati. L'ippocampo è proprio la prima area del cervello a mostrare i segni dell'Alzheimer.
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