Il termine malnutrizione iatrogena forse non dirà molto alla maggior parte di noi, ma si tratta di un fenomeno reale e con il quale fare i conti. Parliamo della carenza nutrizionale legata alla scarsa attenzione posta dal personale sanitario nei confronti dei pazienti, in particolare degli anziani.
I nutrizionisti ne hanno parlato nel corso del Nutrition and Metabolism International Mediterranean Meeting di Terni.
Lucio Lucchin, presidente dell'Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica, spiega: “la malnutrizione è una condizione presente in una percentuale che varia dal 20 al 40 per cento dei pazienti alla loro ammissione in ospedale. Purtroppo è stato dimostrato che circa il 70 per cento dei degenti peggiora il proprio stato nutrizionale durante i primi 10 giorni di ricovero e addirittura che vi è un mancato riconoscimento della patologia nel 60-70 per cento dei casi. Lo studio osservazionale nazionale PIMAI (Project Iatrogenic Malnutrition in Italy), realizzato in diversi ospedali italiani dotati di un Servizio di dietetica e nutrizione clinica, ha evidenziato che all'ingresso in ospedale la percentuale di soggetti malnutriti è pari al 31% e l'indice di trascuratezza nutrizionale è elevato''.
La natura della malnutrizione è condizionata dall'ambiente in cui si vive. Ad esempio, dai dati epidemiologici emerge una netta prevalenza della malnutrizione proteico-energetica fra gli anziani lungodegenti rispetto a quelli che vivono a casa propria.
“La malnutrizione è una situazione tale per cui un deficit (malnutrizione per difetto) o un eccesso (malnutrizione per eccesso) di energie, proteine o altri nutrienti, conduce ad effetti indesiderati sulla composizione corporea o sulla funzionalità di organi e tessuti, tale da determinare una alterazione della qualità della vita che si può tradurre in condizioni di morbilità e mortalità . In presenza di uno stato di malnutrizione si può andare incontro a un disagio psicologico, ad alterazioni della funzionalità di alcuni organi, subentra l'atrofia muscolare, vi è un ritardo nella cicatrizzazione delle ferite, il sistema immunitario viene gravemente compromesso e ci si predispone alle infezioni. In questo modo - conclude Lucchin - si prolungano i tempi di degenza ospedaliera, fino al 30-40 % rispetto a quella ordinaria. E di conseguenza, dato economico non trascurabile, si incrementano i costi sia diretti (correlati alla patologia), sia indiretti (in termini sociopsicologici, aumentata vulnerabilità alla malattia, ricoveri ripetuti) per il servizio sanitario nazionaleâ€.
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
293583 volte