Disforia di genere, è scontro fra esperti

Dubbi sulle conseguenze dell'uso dei farmaci in età prepuberale

La disforia di genere è ormai argomento di pubblico dibattito. Il principio di non riconoscimento del proprio sesso biologico è alla base anche di uno scontro di opinioni differenti in seno alla comunità scientifica.
Ad alimentare il dibattito è arrivata una lettera aperta al ministro della Salute Schillaci del presidente della Società psicoanalitica italiana, Sarantis Thanopulos, che ha manifestato preoccupazione per l'uso troppo disinvolto dei farmaci in giovane età allo scopo di arrestare lo sviluppo puberale dei ragazzi a cui è stata diagnosticata la disforia di genere.
Secondo Thanopulos, ci sono varie controindicazioni al trattamento previsto in questi casi:

1) La diagnosi di “disforia di genere” in età prepuberale è basata sulle affermazioni dei soggetti interessati e non può essere oggetto di un'attenta valutazione finché lo sviluppo dell'identità sessuale è ancora in corso.
2) Solo una parte minoritaria dei ragazzi che dichiarano di non identificarsi con il loro sesso conferma questa posizione nell'adolescenza, dopo la pubertà.
3) Sospendere o prevenire lo sviluppo psicosessuale di un soggetto, in attesa della maturazione di una sua definizione identitaria stabile, è in contraddizione con il fatto che questo sviluppo è un fattore centrale del processo della definizione.
4) Anche nei casi in cui la dichiarata “disforia di genere” in età prepuberale si confermi in adolescenza, l'arresto dello sviluppo non può sfociare in un corpo diverso, sotto il profilo sessuale, da quello originario. Lo sviluppo sessuale del proprio corpo anche quando contraddice un opposto orientamento interno consente un appagamento erotico che un corpo “bloccato” o manipolato non offre. La sperimentazione in atto elude un'attenta valutazione scientifica accompagnata da un'approfondita riflessione sullo sviluppo psichico e suscita forti perplessità.

Alla lettera hanno risposto la società scientifica degli endocrinologi (Sie) e la Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp), che a loro volta hanno inviato al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Salute una lettera in cui definiscono "infondate dal punto di vista scientifico e ingiustificatamente allarmistiche" le osservazioni della Spi. Inoltre, “stoppare queste terapie aumenterebbe il pericolo di suicidio e depressione".
"Riteniamo che la posizione della Spi contenga errori di interpretazione e imprecisioni in contrasto con i dati scientifici a oggi disponibili - dichiarano Annamaria Colao, presidente Sie, e Mariacarolina Salerno, presidente Siedp - Gli studi di follow-up, infatti, dimostrano che i trattamenti con farmaci bloccanti la pubertà sono reversibili, consentono di guadagnare tempo per riflettere in modo consapevole sulla scelta di cambiare sesso e sono in grado di ridurre in modo significativo depressione, rischio suicidario e comportamenti autolesivi negli adolescenti trattati".
"Il trattamento con i farmaci bloccanti la pubertà in adolescenti con disforia di genere non è peraltro in sperimentazione, come erroneamente descritto dalla Spi -puntualizzano Colao e Salerno - ma è stato autorizzato dal Comitato nazionale di bioetica nel 2018 e approvato da Determina dell'Aifa nel 2019, nonché sostenuto da raccomandazioni scientifiche anche internazionali e già ampiamente utilizzato nella pratica clinica. Inoltre, gli interventi per lo sviluppo del blocco puberale sono prescrivibili solo a pubertà già avviata, su adolescenti che abbiano già iniziato lo sviluppo puberale (stadio 2 di Tanner)".
"Contraddittoria", secondo i firmatari, "anche la considerazione secondo cui sarebbe sbagliato basare la valutazione dell'identità di genere sulle affermazioni del soggetto: l'autopercezione di sé è infatti anche alla base di tutte le valutazioni in psicologia, anche all'interno dello stesso approccio psicoanalitico", fanno notare gli specialisti.
"Tutto questo - ammoniscono infine Colao e Salerno - rischia di creare un allarme ingiustificato nei ragazzi con disforia di genere, in cui è presente una profonda sofferenza psichica legata anche al pregiudizio e allo stigma di chi nega che l'identità sessuale possa essere incongruente con il sesso assegnato alla nascita".

20/01/2023 17:40:00 Andrea Sperelli


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