Il supercooling rende più facili i trapianti

Ricercatori americani mettono a punto nuova metodologia di conservazione

Allungare la finestra temporale nella quale poter effettuare un trapianto d'organo. È questo l'obiettivo di una ricerca pubblicata su Nature Medicine da un team di scienziati del Massachusetts General Hospital di Boston, che hanno studiato un nuovo approccio in grado di migliorare la tecnica di conservazione degli organi prelevati da un donatore.
I ricercatori hanno sperimentato con successo la nuova tecnica sui topi e cercheranno ora di perfezionarla prima di applicarla all'uomo. Attualmente, la tecnologia di conservazione si basa sul rallentamento dei processi metabolici e biologici indotto dal raffreddamento dell'organo a una temperatura poco superiore a 0 gradi centigradi. Il sistema consente di preservare un cuore per 4-6 ore, un fegato per 12 ore e un rene per 24.
Ovviamente una temperatura più bassa consentirebbe un allungamento del tempo di conservazione, ma sotto gli zero gradi si verificano danni ai tessuti. Tim A. Berendsen e i suoi colleghi hanno allora aggiunto due composti alla soluzione con la quale è stato irrorato il fegato prelevato dai ratti donatori. La prima sostanza aggiunta è 3-OMG, un composto del glucosio che non viene metabolizzato dalle cellule ma si accumula negli epatociti, ovvero le cellule del fegato, dove svolge la sua azione protettiva nei confronti del freddo.
La seconda sostanza è un glicole polietilenico, che serve ad abbassare il punto di congelamento di una soluzione, con la funzione di proteggere in particolare le membrane cellulari. Trattati in questo modo, gli organi sono stati poi raffreddati fino a - 6 gradi centigradi senza che si producesse una condizione di congelamento.
A quella temperatura, i fegati sono stati conservati per diversi giorni, poi sono stati riportati alla temperatura normale grazie a un'infusione ed è stato quindi ripristinato il corretto metabolismo cellulare in vista del trapianto.
Tutti gli animali che hanno ricevuto il trapianto degli organi così conservati fino a 72 ore sono sopravvissuti, mentre la percentuale di sopravvissuti fra quelli che avevano ricevuto organi conservati per 96 ore era del 58%.

Andrea Piccoli


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