“Tutti i pazienti che si sottopongono a trattamenti potenzialmente gonadotossici, ossia che possono creare un danno definitivo a livello gonadico e nella futura possibilità di riprodursi, quali i pazienti oncologici, dovrebbero essere messi al corrente della possibilità di preservare la propria fertilità ed essere quindi indirizzati a uno specialista in materia. La stessa possibilità dovrebbe essere resa nota a tutti coloro che per motivi personali non si trovano nelle condizioni di realizzare un progetto di genitorialità nel momento ideale, che per la donna è prima dei 32 anni”, spiega il Prof. Mario Mignini Renzini, Referente Medico per gli aspetti clinici dei Centri Eugin in Italia.
“In realtà, l’informazione sulla possibilità di preservare la propria fertilità non è diffusa, a causa di tre barriere principali: la scarsa informazione dell’opinione pubblica in merito alla possibilità di ...
(Continua)
leggi la 2° pagina
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
281964 volte