Sono già due i decessi legati a difetti di fabbricazione di pacemaker e defibrillatori prodotti dalla multinazionale americana St. Jude. Il problema sarebbe dato dall'esaurimento prematuro delle batterie e dal corto circuito dei dispositivi.
I vertici della St. Jude stanno contattando i reparti cardiochirurgici italiani e il ministero della Salute allo scopo di prevenire gravi incidenti simili a quelli che sono costati la vita a due pazienti statunitensi. Sono quasi 400mila i microdefibrillatori fabbricati prima del 2015 e sospettati di provocare potenziali danni alla salute dei pazienti cardiopatici.
Secondo l'azienda, tuttavia, «la sostituzione profilattica del dispositivo non è raccomandata, perché le complicazioni derivanti da una sostituzione sono maggiori rispetto al danno associato al corto circuito».
Su 841 defibrillatori controllati, 46 hanno mostrato depositi di litio, ...
(Continua)
leggi la 2° pagina
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
293636 volte