Per combattere l’obesità a livello farmacologico bisogna cambiare approccio. È quanto fatto da un team dell’Università di Copenaghen guidato da Frederike Sasse, che ha sperimentato l’efficacia di un nuovo composto che punta all’attivazione del recettore della neurochinina 2 (NK2R).
Allo stato attuale, gli approcci farmacologici si basano su medicinali con ormone incretinico GLP-1, che migliorano la funzionalità renale e riducono il rischio di eventi cardiaci, oltre ad essere collegati a una forma di protezione contro la neurodegenerazione.
“Sebbene le terapie basate su GLP-1 abbiano rivoluzionato l’assistenza ai pazienti affetti da obesità e diabete di tipo 2 – commenta Sasse – dobbiamo sviluppare nuove strategie che sfruttino la capacità del corpo di bruciare calorie, controllando al contempo l’appetito”.
Grazie a un modello murino, gli esperti hanno individuato il gene NK2R, la ...
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