MAL DI SCHIENA

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Sintomi Diagnosi Terapia


I dolori alla colonna vertebrale sono un disturbo abbastanza frequente perché la schiena, lavorando continuamente durante tutto il corso della nostra vita sviluppa patologie che producono il mal di schiena.
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La colonna vertebrale è un insieme di oltre trenta ossa che sostengono tutto il corpo e che lo rendono mobile e flessibile. A queste ossa, esattamente chiamate vertebre, sono collegati legamenti e muscoli che ci permettono di effettuare tutti i movimenti e di assumere le più articolate posture. La colonna vertebrale si divide in: cervicale (sette vertebre), dorsale (dodici vertebre), lombare (cinque vertebre), sacrale (cinque vertebre) e coccige. Al suo interno, propriamente denominato "canale vertebrale", scorre il midollo spinale. Le vertebre sono separate l'una dall'altra da dischi intervertebrali, veri e propri cuscinetti che evitano l'attrito di queste ossa tra loro e ammortizzano i movimenti. Il disco intervertebrale è costituito da un nucleo polposo (formato per il 90% da acqua) e da un anello fibroso esterno che lo contiene. La struttura del disco funge da ammortizzatore. La colonna vertebrale ha quattro deviazioni fisiologiche (cervicale, dorsale, lombare e sacro-coccigea) che permettono carichi dieci volte superiori rispetto a quanto potrebbe sostenere una struttura rettilinea. La pressione che i dischi subiscono dipende chiaramente dalla posizione: è minima in posizione orizzontale, intermedia in posizione verticale e massima quando si è seduti o si è piegati in avanti sorreggendo con la mano un peso che sposta ulteriormente il baricentro. I dischi sono pressoché privi di innervazione; questa condizione da un lato permette di muoversi senza avvertire dolore, dall'altro però non consente di accorgersi delle degenerazioni discali, se non quando la situazione è ormai molto grave.


Sintomi

Il più noto dei mal di schiena è il famoso "colpo della strega" che arriva intenso ed improvviso nella parte inferiore mentre si sta spostando un peso. Altre volte invece avvertiamo un fastidio, spesso insopportabile che passa soltanto se assumiamo la posizione orizzontale. Poiché il peso del corpo si è scaricato soprattutto sulla zona lombare, lo stato di sofferenza e i dolori che ne derivano vengono definiti "lombalgia". Nel 90% dei casi questi disturbi guariscono spontaneamente nell'arco di un mese circa, altre volte invece il dolore si cronicizza ripresentandosi periodicamente. Con il passare degli anni il disco perde progressivamente acqua (la diminuzione della statura con l'invecchiamento è dovuta soprattutto alla diminuizione del volume dei dischi) a causa di processi degenerativi che interessano i mucopolissaccaridi incaricati di trattenere l'acqua garantendo l'elasticità della struttura. Tale processo degenerativo a carico dei dischi viene definito condrosi, quando invece sono interessate anche le vertebre siamo in presenza di osteocondrosi. L'osteocondrosi coinvolge anche il sistema nervoso spinale provocando dolore (una percentuale di circa il 10% dei pazienti presenta una grave invalidità). Il processo degenerativo può provocare anche altre patologie come la spondiloartrosi, cioè la degenerazione delle articolazioni intervertebrali poste dietro ai dischi. La patologia classica dei dischi intervertebrali è l'ernia del disco. In seguito alla diminuzione del contenuto acquoso del disco (a settant'anni ci può essere una riduzione anche del 10% della quantità d'acqua), le vertebre si avvicinano; allora come reazione alla nuova situazione il disco cerca di trattenere più acqua e si gonfia (protrusione discale), anche non avendo più le strutture perfettamente integre per poterla contenere. Nel caso in cui il nucleo polposo si rompa, non si verifica l'ernia, ma se invece è l'anello a creparsi, in seguito alla pressione del nucleo interno, allora avviene il prolasso, cioè un'ernia costituita dai materiali derivanti dalla rottura. Quando questi materiali entrano in contatto con innervazioni il paziente sente dolore.

Diagnosi

È necessario comprendere perché sia iniziata la lombalgia sia per evitare la cronicizzazione che le recidive e successivamente individuare la provenienza del dolore che può manifestarsi in zone e in modi diversi. Generalmente il medico chiede se è "localizzato", cioè se si avverte in punti precisi, probabilmente quelli in cui si è creata una lesione, o se è "diffuso", è in questo caso che forse ha origine da un tessuto più profondo; può chiedere se si irradia lungo la gamba, come nella sciatica, o se è collegato con qualche altro disturbo, per esempio intestinale; e sia quindi un dolore "riferito", che può essere determinato da un disturbo che interessa l'intestino, o da una colica di fegato, o dalla degenerazione di un disco intervertebrale. In quest'ultimo caso il dolore si irradia anche alla gamba. Può succedere che il dolore si presenti immediatamente dopo o nelle 24 ore successive a uno sforzo o a un movimento scorretto. Per accertarne le cause sarà necessario un esame radiologico.

Terapia

In caso di mal di schiena, la prima regola è il riposo a letto, possibilmente su un materasso reso rigido da una rete ortopedica o adagiato su una tavola di legno; bisogna rimanere distesi sulla schiena, con le ginocchia flesse e sostenute da due cuscini, oppure ci si può adagiare su un fianco con le gambe piegate. Se il mal di schiena è molto acuto e si è verificato dopo uno sforzo, magari dopo aver sollevato un oggetto pesante, si tratta del ben noto "colpo della strega", una contrattura violenta dei muscoli che si trovano in prossimità delle vertebre. In questo caso, si avverte un forte dolore e si rimane bloccati nella posizione: la difficoltà a ritornare in posizione eretta è dovuta all'intensità del dolore stesso e alla paura di peggiorare la situazione. Molti soggetti, però, tentano ugualmente di raddrizzare immediatamente la schiena rendendo in questo modo più acuta la sensazione dolorosa perché i muscoli, già dolenti e contratti, sono sottoposti a ulteriori movimenti. In questi casi è consigliabile rimanere piegati e cercare di raggiungere, mantenendo sempre questa posizione, il divano o il letto sul quale potersi distendere. Solo dopo aver scaricato il peso del corpo dalla colonna vertebrale, si può tentare di raddrizzare la schiena attraverso movimenti molto lenti e respirando profondamente. Il riposo a letto dovrebbe durare almeno due giorni; se è proprio indispensabile alzarsi è bene farlo con molta attenzione, mettendosi prima a sedere sul letto, quindi facendo scendere lentamente le gambe fino a toccare con i piedi il pavimento e sollevandosi in piedi pian piano, sorreggendosi con le mani al bordo del letto. Insieme al riposo il medico prescriverà i farmaci più adeguati. Certamente non mancheranno gli antidolorifici, che agiscono sul centro nervoso deputato alla percezione del dolore e impediscono al nostro organismo di avvertire il dolore. Agli antidolorifici il medico affiancherà quasi certamente degli antinfiammatori per ridurre l'infiammazione delle radici nervose irritate. Questi farmaci si assumono per via orale sotto forma di compresse o di granulati da sciogliere in acqua, a stomaco pieno; per i casi più lievi o come coadiuvanti alla terapia orale si possono applicare anche sotto forma di pomate sulla zona interessata dal dolore. Poiché il problema è lo spasmo dei muscoli, il medico può consigliare anche dei farmaci miorilassanti che hanno lo scopo di far rilassare e ammorbidire i muscoli colpiti dalla contrattura. CONSIGLI PRATICI Per evitare il mal di schiena, è soprattutto necessario assumere e mantenere posture corrette: così facendo è possibile distribuire il peso del corpo più uniformemente evitando lo stiramento dei muscoli. Se si sta in piedi occorre mantenere la testa alta, con gli occhi che guardano davanti e non a terra, in modo che il collo sia eretto e il peso della testa ben distribuito su tutta la colonna; le spalle devono essere mantenute diritte. Il bacino deve essere leggermente spinto in avanti, in flessione per poter sostenere tutta la zona lombare quindi regolare meglio il lavoro dei muscoli di questa regione. Quando la schiena comincia a dolere dopo una lunga permanenza in piedi, è necessario accoccolarsi sulle gambe: così facendo i muscoli della colonna lombare si potranno allungare e distendere. Quando si cammina, occorre mantenere la postura appena descritta ed evitare, per le donne, di indossare scarpe con tacchi superiori ai 5 centimetri di altezza. Stare seduti in modo scorretto può essere fonte di dolori alla schiena: la scrivania o il tavolo da lavoro non devono essere né troppo alti né troppo bassi, per non costringere a inclinazioni in avanti o indietro; la sedia dovrebbe essere regolabile in altezza, per consentire ai piedi di poggiare bene in terra, e dovrebbe avere uno schienale leggermente curvo all'altezza della regione lombare della colonna vertebrale. In commercio si trovano anche degli sgabelli dotati di un supporto per le ginocchia: permettono di assumere una postura che fa scaricare il peso corporeo direttamente sulle gambe e non sulla schiena. Chi studia o legge a lungo dovrebbe poggiare il libro su un leggio; chi sta per molto tempo davanti a un computer dovrebbe sistemare il monitor a un'altezza tale da poter tenere la testa in una posizione comoda. In ogni caso, chi mantiene a lungo la stessa posizione è bene che si interrompa ad intervalli regolari alzandosi dal tavolo e camminando, stirando le braccia e allungando la schiena all'indietro. Infine bisogna ricordare che quando si solleva un oggetto pesante si devono flettere le ginocchia e alzarsi facendo lavorare i muscoli delle gambe. Anche quando si deve sorreggere un peso è importante tenere le braccia vicine al corpo per non far tendere troppo i muscoli degli arti superiori che trasmetterebbero questa tensione ai muscoli e ai legamenti della colonna vertebrale. GINNASTICA Per prevenire le lombalgie o le loro recidive, la cosa migliore è eseguire una ginnastica appropriata, fatta di esercizi mirati, non troppo faticosi, che permettano di rinforzare i muscoli dorsali e addominali per renderli elastici e più resistenti a eventuali sforzi. Seppure la causa del mal di schiena non è dovuta a un trauma, ma alla degenerazione di un disco o a una malattia articolare, svolgere un'attività fisica dolce, come passeggiare, nuotare o eseguire semplici esercizi di ginnastica, dando così maggior vigore alla muscolatura e ai legamenti connessi alle vertebre, eviterà l'aggravarsi della condizione.

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