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alla 1° pagina..) che non c’erano differenze significative nella prevalenza di SBI fra soggetti con e senza ictus recente, il che suggerisce che le patologie cardiache potrebbero influenzare il rischio di alterazioni cerebrovascolari silenti.
Dallo studio emerge l’associazione fra età avanzata e ipertensione con una maggiore prevalenza di SBI e WMH, fattori che possono aumentare il rischio di danni cerebrali nei pazienti con malattie cardiache.
Non sono emerse invece differenze significative nella prevalenza di microemorragie fra pazienti con e senza malattie cardiache, il che ipotizza che il rischio di questa particolare alterazione cerebrovascolare potrebbe non essere influenzato dalla presenza di patologie cardiache.
Lo studio australiano mostra la necessità di approfondire la comprensione delle interazioni fra patologie cardiache e danni cerebrovascolari silenti allo scopo di sviluppare strategie preventive e terapeutiche più efficaci per la popolazione interessata.
Fonte: Neurology 2024. Doi: 10.1212/WNL.0000000000209204
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18/04/2024 Andrea Sperelli
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