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I primi mostrano un rischio di eventi cardiovascolari e ictus molto vicino a quello di chi distribuisce in maniera omogena l’esercizio. Gli autori hanno analizzato i dati di 89.573 soggetti registrati presso la UK Biobank e dotati di accelerometro da polso per registrare l’attività fisica totale e il tempo trascorso a diverse intensità di esercizio.
Dai risultati emerge l’efficacia di entrambi i modelli di esercizio, quello del fine settimana o quello svolto in maniera regolare. I rischi di infarto, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e ictus erano inferiori rispettivamente del 27% e 35%, del 38% e 36%, del 22% e 19% e del 21% e 17%.
Commentando la ricerca, John Jakicic del Dipartimento di medicina interna all'Università del Kansas e Peter Katzmarzyk del Centro di ricerca biomedica Pennington a Baton Rouge in Louisiana scrivono: «Tradurre le prove scientifiche in linee guida per la salute pubblica è uno sforzo difficile per la maggior parte dei fattori di rischio e l'inattività fisica non fa eccezione, ma questi risultati evidenziano la flessibilità con cui l'esercizio può essere accumulato per ottenere benefici per la salute, cosa che dovrebbe aumentare le opportunità di impegno per ampi segmenti della popolazione».
Fonte: JAMA 2023. Doi: 10.1001/jama.2023.10875
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22/09/2023 Andrea Sperelli
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