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Il ricorso alle cellule NK ingegnerizzate, anziché ai linfociti T, nella costruzione dell’immunoterapia contro la LMA, è stato dettato da una serie di vantaggi dimostrati scientificamente: a differenza dei linfociti T, le NK non danno luogo a reazioni immunitarie incontrollate (la cosiddetta “tempesta di citochine”) né alla malattia del trapianto contro l’ospite, vale a dire che - per loro natura - non aggrediscono i tessuti del ricevente. Per queste caratteristiche le NK di un donatore possono essere impiegate per il trattamento di persone diverse. Inoltre, da un singolo prelievo di cellule tramite aferesi è possibile generare un numero di cellule CAR sufficiente per curare molti pazienti (almeno un centinaio): una vera e propria “banca” di cellule CAR-NK immediatamente disponibili per l’infusione.
Nella sperimentazione della terapia genica con CAR-NK condotta dai ricercatori del Bambino Gesù su modelli animali sono state osservate un’elevata efficacia antitumorale e una tossicità significativamente minore rispetto alle cellule CAR-T, confermando la sicurezza dell’approccio.
Simona Caruso, uno dei ricercatori coinvolti nel progetto, spiega: «La terapia con cellule CAR-T sarebbe di difficile applicazione sui pazienti pediatrici, che dovrebbero essere sottoposti a una raccolta di sangue cospicua per generare dai loro linfociti le CAR-T in grado di eliminare la leucemia. Noi invece vogliamo proporre l’utilizzo di un altro tipo di cellule immunitarie, chiamate Natural Killer (NK), che potrebbe rappresentare una terapia cellulare e genica pronta all’uso. Infatti i donatori sani potrebbero donare le proprie NK e, dopo la modifica genica, queste cellule potrebbero essere velocemente utilizzati per trattare i bambini leucemici. Con un solo donatore potremmo trattare molti pazienti contemporaneamente evitando i lunghi tempi di produzione delle CAR-T. Inoltre, aspetto non secondario, le cellule NK risultano essere meno tossiche delle CAR-T».
Perché non ci si è concentrati fin da subito sulle cellule NK nella terapia genica?
«Storicamente le cellule NK hanno avuto poco interesse clinico per la difficoltà nel manipolarle in vitro: sia in termini di espansione sia di modificazione genetica. Oggi, invece, grazie ai recenti sforzi nella conoscenza di questa “piattaforma” cellulare, sembrano essere una buona arma per combattere le leucemie. Ma c’è ancora molto da studiare: come ottimizzare l’espansione su larga scala, migliorare i livelli di trasduzione (cioè la modificazione genica che le rende efficienti verso il tumore), come aumentare la loro persistenza in vivo. Inoltre, la molecola bersaglio che abbiamo identificato per la leucemia mieloide acuta è presente anche su una quota ristretta di cellule sane, in particolare sui precursori del sangue, quindi dobbiamo studiare i potenziali effetti tossici su questa popolazione», conclude Caruso.
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20/06/2023 Andrea Sperelli
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