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La narice a riposo in realtà continua a lavorare provvedendo a decontaminarsi dalla mole di elementi estranei che ogni giorno la invadono. Basti pensare che ogni giorno il naso filtra circa 15 mila litri di aria.
Come noto e come tutti hanno sperimentato nel corso della vita, il naso è sede di processi infiammatori più o meno seri. Le forme di rinopatie più frequenti sono quelle infettive e quelle vasomotorie, sia di natura allergica che non allergica.
Hanno tutte un elemento in comune, l’ostruzione. Le forme infettive si differenziano da quelle vasomotorie per il tipo di rinorrea, purulenta nel primo caso, siero-mucosa nel secondo. Inoltre, le riniti vasomotorie presentano più spesso prurito e starnutazione.
L’ostruzione nasale è provocata dalla congestione della rete vascolare presente nei turbinati innescata da processi immunoflogistici. Si arriva alla sinusite quando c’è un interessamento flogistico della mucosa di rivestimento dei seni paranasali. Il più delle volte è dovuta alla propagazione di una flogosi nasale ("sinusite rinogena"), tanto che è più giusto definirla "rinosinusite" e può interessare uno o più seni paranasali (mascellare, etmoide anteriore e posteriore, frontale e sfenoidale). Meno frequentemente è secondaria a una patologia dentale (ascesso apicale, esiti di estrazioni dentali, ecc.), in questo caso è definita "sinusite odontogena", e attraverso il pavimento osseo raggiunge e infetta la mucosa del seno mascellare; in queste forme le cavità nasali partecipano raramente in prima istanza al processo flogistico.
La rinosinusite può essere acuta o cronica. È acuta quando i sintomi spariscono nel giro di 12 settimane. Oltre questo periodo, o comunque quando il fenomeno si ripete più volte nel corso dell’anno, la rinosinusite diventa cronica.
I sintomi più frequenti di rinosinusite sono ostruzione nasale, malessere di lieve entità e leggero rialzo della temperatura corporea. La rinorrea, da acquosa si trasforma in un essudato denso, mucopurulento, fino a divenire nei casi più gravi, francamente purulento/ purulento-ematico. È importante ricordare che le secrezioni nasali si portano, grazie al movimento ciliare, verso il rinofaringe, seguendo vie geneticamente determinate e successivamente raggiungono il faringe, tanto da essere ben evidenti all'esame orofaringeo, come "scolo mucopurulento", sulla parete posteriore.
È il continuo drenaggio verso le vie aeree inferiori a determinare l'alitosi, (in assenza di carie dentarie, faringotonsillite essudativa), la iposmia/cacosmia, e il caratteristico sintomo tosse, catarrale o secca, prevalentemente notturno, che accompagna i pazienti affetti da patologia naso-sinusale. A tal riguardo occorre ricordare che le rinosinusiti sono, in ordine di frequenza, la seconda causa di tosse cronica nella popolazione pediatrica.
Spesso viene riconosciuta una correlazione rinosinusite/asma. L’ipotesi più concreta è che la rinosinusite rappresenti soltanto un fattore aggravante dell'iperreattività bronchiale, specie in età pediatrica. Ipotesi confermata dal fatto che una terapia dell’affezione nasosinusale finisce per essere efficace anche nei confronti dell’iperreattività bronchiale nell’asma infantile.
La rinosinusite si caratterizza anche per la cefalea e il dolore facciale. La prima è causata dall’ostruzione degli osti sinusali, che ostacola il normale drenaggio; la seconda dall’interessamento delle terminazioni sensitive del territorio del trigemino.
Nella rinosinusite mascellare il dolore si localizza agli zigomi o in corrispondenza delle arcate dentarie superiori, mentre in quella frontale è generalmente localizzato alle arcate sopraccigliari. Il dolore è intenso, compare già al risveglio e si riduce nell’arco della giornata. È associato a lacrimazione.
Nella rinosinusite sfenoidale il dolore si localizza nell’occipite o al vertice e nell’etmoidite anteriore.
Come si effettua la diagnosi? Innanzitutto partendo dall’anamnesi, ma il gold standard diagnostico è rappresentato dall’endoscopia a fibre ottiche delle cavità nasali. Se necessario, ci si rivolte a una TC dei seni paranasali con proiezioni assiali e coronali per avere una conferma.
L'endoscopia nasale a fibre ottiche ha completamente sostituito la RX dei seni paranasali, che deve essere considerato un esame obsoleto, da non prescrivere. Per quanto riguarda la terapia, il trattamento standard prevede l’antibioticoterapia. Si basa di solito sulla somministrazione di un antibiotico il cui spettro d'azione sia capace di garantire l'eliminazione dei batteri patogeni più comunemente ritenuti responsabili della malattia, riservando l'esame colturale (Antibioticoterapia mirata) soltanto nelle forme più gravi e/o complicate (celluliti orbitarie, ascesso intracranico, ecc.).
Gli antibiotici di prima scelta sono l'amoxicillina clavulanato, le cefalosporine orali di seconda o terza generazione e i chinolonici, da somministrarsi per una durata non inferiore ai 10 giorni.
Come terapia di accompagnamento, il medico prescrive di solito i lavaggi nasali con soluzione fisiologica, decongestionanti, mucolitici ed eventualmente gli antistaminici.
I decongestionanti vanno utilizzati in maniera appropriata, non superando mai i 10 giorni di utilizzo. Inoltre, non vanno prescritti al di sotto dei 12 anni. Un utilizzo superiore ai 10 giorni può causare un’alterazione del ciclo nasale fisiologico.
Utile anche la somministrazione dei corticosteroidi topici, in grado di ridurre i tempi della malattia con il loro potente effetto antiflogistico locale che si attua mediante l’inibizione del rilascio di istamina e dei mediatori della flogosi, citochine e chemochine.
Il trattamento chirurgico mediante chirurgia endoscopica dei seni paranasali (FESS), è consigliato nelle forme acute o croniche complicate. La tecnica è progettata per liberare le naturali vie di drenaggio delle secrezioni nasali dai seni paranasali e ristabilire la loro corretta funzionalità e benessere. L’intervento è mininvasivo e rispetto della mucosa nasosinusale.
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19/07/2021 Andrea Sperelli
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